Conoscevo già l'autrice Ruta Sepetys, grazie al suo romanzo "Avevano spento anche la luna", per cui ho iniziato la lettura di questo libro con grandi aspettative. Che non sono state deluse, affatto! Il libro tratta con grande rispetto e delicatezza il dramma umano dei profughi di guerra. Nel caso specifico dei tedeschi, lituani, polacchi, ... che verso la fine della seconda guerra mondiale fuggirono di fronte all'avanzata dell'armata rossa. Ma è ovvio che quei drammi sono universali, rappresentativi di quelli di tutti i civili travolti da una guerra. Il romanzo culmina con l'affondamento della nave Wilhelm Gustloff che, seppure per lo più ignorato, è il disastro navale col più alto numero di vittime mai avvenuto, superiore persino a quello dei più famosi Titanic e Lusitania. E poiché Hollywood e la cinematografia tedesca non dedicheranno mai un film a questa nave "nazista", gremita all'inverosimile di povera gente, bisogna dar merito all'autrice di aver voluto, e saputo, trattare questa vicenda storica che può aiutarci a intuire cosa voglia dire essere un profugo di guerra. E poiché purtroppo anche oggi le guerre non mancano, non mancano i profughi, a centinaia di migliaia anche alle porte di casa nostra, consiglio la lettura di questo libro a tutti, a partire dai 15 anni (l'età di Emilia, uno dei tre protagonisti centrali). Credo che se un nostro ragazzo, e ancor più una ragazza, quindicenne leggesse questo romanzo, non potrebbe non restarne impressionato e probabilmente comincerebbe a capire la grande fortuna che ha a vivere in un Paese in pace e quali sono le vere "avversità", cosa vuol dire veramente lottare per vivere. Il libro merita, secondo me, solo una piccolissima critica. Il titolo dell'edizione italiana, "Ci proteggerà la neve", non ha senso, sarebbe stato molto meglio mantenere il titolo originale, "Sale per il mare".
Ci proteggerà la neve
Vincitore della Carnegie Medal 2017
Mi hanno costretta a fuggire. Ma non ho mai smesso di lottare. Perché niente può spegnere la speranza.
Il vento solleva strati leggeri di fiocchi ghiacciati. Joana ha ventun anni e intorno a sé vede solo una distesa di neve. È fuggita dal suo paese, la Lituania. È fuggita da una colpa a cui non riesce a dare voce. Ma ora davanti a sé ha un nuovo nemico: è il 1945 e la Prussia è invasa dalla Russia. Non ha altra scelta che scappare verso l'unica salvezza possibile: una nave pronta a salpare verso un luogo sicuro. Eppure la costa è lontana chilometri. Chilometri fatti di sete e fame. E Joana non è sola. Accanto a lei ci sono altre anime in fuga, ognuna dal proprio incubo, in viaggio verso la stessa meta. Emilia, una ragazza polacca che a soli quindici anni aspetta un bambino, e Florian, un giovane prussiano che porta con sé il peso di un segreto inconfessabile. I due hanno bisogno di Joana. Perché lei non ha mai perso la speranza. Perché la guerra può radere al suolo intere città, ma non può annientare il coraggio e la voglia di vivere. È grazie a questa sua forza che Joana riesce ad aiutare Emilia nella gravidanza e a far breccia nel carattere chiuso e diffidente di Florian. I loro giorni e le loro notti hanno un'unica eco: sopravvivere. E quando la nave finalmente si intravede all'orizzonte, la paura vorrebbe riposare in un porto sicuro. Ma Joana sa che non si finisce mai di combattere per la propria vita, ed è pronta ad affrontare ogni ostacolo, ogni prova, ogni scherzo del destino...
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Autore:
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Traduttore:
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Edizione:2
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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SERGIO MARTINEZ 25 novembre 2017
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Per chi ha letto "Avevano spento anche la luna", Ruta Sepetys non è un nome sconosciuto. La sua bravura come narratrice è sicuramente indubbia. In questo nuovo romanzo, sempre sulle tracce del passato, ci narra una nuova storia della Seconda Guerra Mondiale. Ci racconta le vite di numerosi profughi lituani, tedeschi, polacchi, che dalla Prussia fuggono all'avanzare dell'Armata Rossa. Unica loro via di salvezza è raggiungere un porto del baltico dove li attende una nave. Una cosa che adoro dei libri della Septys è proprio il fatto che l'autrice racconti dei lati della guerra di cui non si parla molto.Commovente, ben scritto, realistico, insomma un romanzo che ha l'ossatura di un saggio storico e nello stesso tempo ci parla di persone con i loro sogni, le loro paure, i loro eroismi, le loro viltà. Il Baltico fu per quei profughi quello che è il Medieterraneo per i profughi odierni. Troppe similitudini. Per riflettere.
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Splendido esempio di romanzo in cui si sono ben coniugati due aspetti importanti: la memoria e l'emozione. Il primo riguarda la vicenda delle popolazioni che vivevano sotto la Germania "allargata" durante la seconda guerra mondiale, che hanno patito l'indicibile dall'avanzata dell'Armata Rossa di Stalin assetata di vendetta. Scampoli di memoria storica preziosi ma pressoché sconosciuti, come la vicenda della Gustloff. Il secondo aspetto riguarda il modo di far arrivare al lettore questi aspetti storici: non la manualistica scolastica, non un saggio rigoroso e noioso, non un romanzo intellettuale e pedante, ma una narrazione che infonde vita a quelle vicende attraverso personaggi veri (o verosimili), che mi hanno coinvolto empaticamente fino alla fine. La tecnica narrativa dei capitoletti brevissimi con il cambio del punto di vista l'ho trovata all'inizio un po' irritante ma alla fine invece piacevole. Proprio un bel romanzo
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