Il cinema una volta
«Leggendo e rileggendo queste poesie di Piergiuseppe Cavalli ogni tanto mi domandavo se l'autore, all'atto di licenziarle, ne avesse provato — come ho cercato di fare io — una lettura ad alta voce, che le spostasse dalla percezione visiva alla competenza dell'orecchio, non perché il suono "coprisse" il senso del testo ma perché vi si integrasse. Anche l'impaginazione "a epigrafe", eguale a quella del libro precedente, favorisce una lettura segmentata suggerendo pause tra verso e verso; donde il massimo rilievo che acquista la rima, uno dei punti forti che garantiscono la tenuta dell'intera compagine; una rima esatta o approssimativa o ironica e perfino buffa, a partire da quella che s'incontra all'inizio, «drive in: film». Qualcuno opinerà che questo è solo un aspetto accessorio e marginale; io credo invece che esso faccia corpo coi "contenuti" dell'opera, i quali si dispongono come un itinerario governato dall'intelligenza (da quella sua valvola specifica detta "memoria"), teso a ciò che di più bello può regalarci il vissuto e a quel che di non meno avvincente si può scoprire tuttora concedendosi (trama di questo libro) esperienze in aree per lo più vicine o addirittura limitrofe alla dimora quotidiana» (dalla prefazione di Silvio Ramat)
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Anno edizione:2024
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