Codici neri. La legislazione schiavista nelle colonie d’oltremare (secoli XVI-XVIII)
Lo sfruttamento delle immense risorse degli sconfinati territori nel Nuovo Mondo abbisognava di forza-lavoro robusta e a buon mercato. Per questo motivo tra il XVI e il XVIII secolo milioni di persone furono deportate dall'Africa verso le coste americane per essere impiegate come schiavi nei lavori più duri e usuranti. La presenza di un numero di africani di gran lunga superiore alla ancora sparuta comunità dei coloni europei – e il conseguente timore delle rivolte che periodicamente esplodevano – convinse questi ultimi della necessità di promulgare una serie di norme speciali tendenti a regolamentare la nascita, la vita e la stessa morte degli schiavi. Stiamo parlando dei cosiddetti codici neri nei quali confluiranno, nel corso dei decenni, tanto articoli di orientamento paternalistico quanto direttive che contemplavano punizioni inumane e crudeli. Il libro illustra i punti salienti dell'evoluzione storica di questa codificazione nei possedimenti spagnoli, francesi e portoghesi del Nuovo Mondo, tra i primissimi anni del Cinquecento e la fine del Settecento, non prima di aver ripercorso le origini tardo medievali di tale legislazione, del commercio triangolare, della tratta e della schiavitù in età moderna, le cui tracce sono ancora vive e operanti nella nostra epoca.
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Anno edizione:2019
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In commercio dal:13 giugno 2019
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