Colloquia
Nel Cinquecento appaiono grandi figure di “precettori” i cui testi non sono enciclopedie né commenti, anche se conservano qualcosa dell’uno e dell’altro genere, ma grammatiche dell’agire: Machiavelli, Castiglione, Erasmo. La vocazione di scrittore “grammaticale” dell’umanista di Rotterdam costituisce uno degli elementi più caratteristici della sua vasta produzione. Se il Cinquecento è l’età delle grammatiche, è però anche l’età del dialogo, una delle forme letterarie più caratteristiche del secolo. Sotto la spinta di Platone e Cicerone i trattati di formazione linguistica e di formazione sociale diventano amabili conversazioni fra pari grado che si ripartono l’auctoritas, anche se in maniera asimmetrica: la voce del contraddittore è indispensabile allo svolgimento dell’argomentazione del precettore. Se il punto di forza dei Colloquia di Erasmo è il ripensamento religioso della vita quotidiana, l’uso del dialogo consente una notevolissima apertura “realistica” e mimetica dell’impianto precettistico, facendone la più sfumata e complessa fra tutte le “grammatiche” di Erasmo e anche la più capace di superare i limiti delle specifiche preoccupazioni dell’età della Riforma per sedimentarsi sul fondo della cultura europea laica e illuministica.
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st695 volume allo stato di nuovo pari al nuovo . 720. . Ottimo (Fine). . . .
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