Il coltello sul vassoio
Una delle tematiche ritornanti che fonda questo libro è quella del disamore. Il termine disamore qui ha un significato ora preciso, ora più generale: in prima istanza è il rigetto, il rifiuto, l’odio che si genera dopo un amore finito, una rottura definitiva. Prima e dopo il nodo scorsoio dell’abbandono c’è una lucida vena sensuale, cui la poetessa dà voce con accenti trasparenti, eppure pieni di forza metaforica («Affioro in superficie sfatta, sfinita / galleggio, pesce morto di piacere // Vorrei solo incastrarti dentro / come un’impronta abissale»). Bisogna allora dire qualcosa della capacità prensile della lingua di Veronica Chiossi, una lingua iper-contemporanea, spoglia di ogni orpello liricheggiante, immersa in un suo elemento organico di idiosincrasia e sincerità, che rende tutto dicibile così com’è, senza mascherature indoranti, e semmai con una qualche venatura grottesca. L’autrice mescola e ibrida i linguaggi, non ne esclude nessuno, li fonde, e dà voce a un punto di vista da esclusa, entro certi limiti, ma da esclusa acutissima: un’osservatrice mimetica, satirica, la quale fa il verso alle cose del mondo che vede accadere con un misto di disgusto e di critica.
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Anno edizione:2025
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