In sostanza, Lili racconta il suo personale romanzo con il grande intellettuale sovietico, iniziato tra le passeggiate notturne sul lungofiume e trasformatosi in un sodalizio artistico e intellettuale (non un menage a trois, come si sottolinea nella prefazione, perchè ognuno era lasciato libero di intrattenere qualsivoglia tipo di rapporto con chiunque volesse) che aveva sede nel famoso appartamento di vicolo Gendrikov, a Mosca, dove viveva col marito Osip e lo stesso Majakovskij, e dove Lili ha visto passare i più grandi intellettuali del tempo, da Pasternak a Ejzenštejn e Jakobson – appartamento dove peraltro l’autore della Nuvola in calzoni venne trovato morto, forse suicida. Forse Lili ne esce fuori come una donna un po’ snob e viziata, una borghese che amava circondarsi di letterati, poeti, registi; certamente, però, ha vissuto nel momento politicamente e artisticamente più fervido della Russia del Novecento, prendendone a piene mani quanto più poteva. Ed è soprattutto grazie a lei e a questo libro che riusciamo a scoprire che Majakovskij era incessantemente impegnato nel suo lavoro ma anche profondamente innamorato della vita, degli animali e del silenzio.
