Un’opera con stile coinvolgente, conquista ma non troppo
Confessioni di una maschera
Un classico della letteratura giapponese moderna, in cui «le emozioni non hanno simpatia per l’ordine fisso» e i sentimenti reali rimangono, tenaci, quelli nascosti dalla maschera della correttezza ufficiale.
Il giovane Kochan ha dovuto imparare fin da piccolo a vivere celando la propria autentica identità, poiché da sempre in lui «difetta in via assoluta qualsiasi forma di voglia per l’altro sesso». Così Kochan indossa la maschera e racconta le esperienze cruciali che lo hanno portato a scoprire i propri, inammissibili, desideri. Ma l’accettazione di sé come uomo diverso dagli altri uomini non si attua senza una lotta parallela, strenua quanto vana, per conquistare la normalità: Kochan simula vizi immaginari per passare inosservato e si costringe a corteggiare la timida Sonoko. In pagine che intrecciano sensualità e candore, esultanza e disperazione, il protagonista fa i conti con le proprie inclinazioni nel Giappone imperiale prebellico, inflessibile e militarista.
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Anno edizione:2024
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Derte3 12 gennaio 2025A metà
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Enrico Caramuscio 13 dicembre 2012
E' incredibilmente difficile affrontare la vita quando si ha la consapevolezza di essere diversi dagli altri, di avere qualcosa di anormale, qualcosa che agli occhi di una società bigotta e conservatrice non può che apparire raccapricciante. E' dura non poter vivere seguendo i propri istinti e i propri desideri per evitare di essere additati come dei mostri. Ne sa qualcosa il giovane Kochan, che sin da piccolo si rende conto della sua omosessualità e dei problemi che potrebbero venire fuori se qualcuno scoprisse il suo segreto. Già in tenera età trova gusto nell'impersonare personaggi femminili, prova attrazione per le immagini di aitanti cavalieri proposte dai suoi libri illustrati, resta affascinato dai pantaloni attillati di un giovane vuotatore di pozzi neri, si innamora di un compagno di scuola. Entra in un circolo vizioso di autoerotismo da lui definito la sua "brutta abitudine" con cui tenta di sfogare le sue lussuriose e perverse fantasie. Consapevole della stranezza dei suoi istinti arriverà egli stesso ad autodefinirsi un essere mostruoso e si vedrà costretto ad indossare una sorta di maschera e a soffocare il suo modo di essere ostentando una personalità che in realtà non gli appartiene, per dare a chi gli sta intorno una parvenza di normalità. Finirà col mettersi alla prova costringendosi a provare interesse per le donne, accorgendosi ben presto che forse è possibile ingannare gli altri ma proprio non si può raggirare la propria coscienza. Mishima racconta le confessioni del protagonista senza ipocrisie né moralismi, in modo lucido e schietto, sfiorando il cinismo ma al tempo stesso dimostrando grande sensibilitá e una notevole capacità di coinvolgere il lettore e di creare empatia anche per un personaggio particolare come Kochan. La prosa é molto curata, il racconto in prima persona aiuta a capire la psiche del protagonista anche se di contro il suo spiccato egocentrismo finisce col dare poca rilevanza ai personaggi che lo accompagnano e che vengono relegati al ruolo di semplici comparse. Ma forse era proprio questa l'intenzione dell'autore, mettere in evidenza un personaggio che può definirsi un suo alter ego trattando un tema a lui caro come quello dell’omosessualità, senza demonizzarlo né divinizzarlo.
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SILVIA CORTI 29 dicembre 2011
Molto giapponese e molto Mishima, questa confessione assomiglia ad un'autobiografia. La scoperta e la graduale ed ardua accettazione di inclinazioni difficili da comprendere e da ammettere, la finzione per convincere se stesso prima ancora degli altri, la sofferenza come espiazione. Temi forti e sicuramente interessanti, ma sviluppati da un giovane Mishima forse non ancora perfettamente padrone del suo talento.
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