Il contraddittorio endoprocedimentale preventivo tributario. Un percorso normativo e giurisprudenziale per la difesa del contribuente - Luca Mariotti - ebook
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Il contraddittorio endoprocedimentale preventivo tributario. Un percorso normativo e giurisprudenziale per la difesa del contribuente
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Indispensabile e-Book per la difesa del contribuente corredato da 14 Formule in formato word pronte per essere inserite nei ricorsi tributari e collegamento ipertestuale a 96 sentenze integrali citate nel testo (in pdf). Il presente lavoro cerca di ricostruire il percorso del principio del contraddittorio endoprocedimentale tributario attraverso le regole normative e i passaggi giurisprudenziali per fornire agli operatori degli spunti concreti da inserire negli atti di difesa del contribuente. A tal riguardo sono inseriti, a margine del libro, un formulario dei principali casi di eccezioni legate all’argomento, sviluppate sui singoli possibili casi concreti, ed una raccolta di giurisprudenza direttamente stampabile ed utilizzabile. Il rispetto dei diritti della difesa costituisce un principio generale del diritto comunitario che trova applicazione ogni qualvolta l’amministrazione si proponga di adottare nei confronti di un soggetto un atto ad esso potenzialmente sfavorevole. In forza di tale principio i destinatari di decisioni che incidono sensibilmente sui loro interessi devono essere messi in condizione di manifestare utilmente il loro punto di vista in merito agli elementi sui quali l’amministrazione intende fondare la sua decisione. A tal fine essi devono beneficiare di un termine sufficiente. Tale obbligo incombe sulle amministrazioni degli Stati membri ogni qualvolta esse adottano decisioni che rientrano nella sfera d’applicazione del diritto comunitario, quand’anche la normativa comunitaria applicabile non preveda espressamente siffatta formalità. Trattandosi dell’attuazione del principio in parola e, più in particolare, dei termini per esercitare i diritti della difesa, si deve precisare che, qualora non siano fissati dal diritto comunitario, essi rientrano nella sfera del diritto nazionale purché, da un lato, siano dello stesso genere di quelli di cui beneficiano i singoli o le imprese in situazioni di diritto nazionale comparabili, e, dall’altro, non rendano praticamente impossibile o eccessivamente difficile l’esercizio dei diritti della difesa conferiti dall’ordinamento giuridico comunitario. Quello appena riportato è, parola più parola meno, il passaggio più significativo della sentenza Sopropè del 18 dicembre 2008 (Causa C-349/07) della Corte di Giustizia UE. Da questi riferimenti, che poggiano sugli articoli 41, 47 e 48 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, si è sviluppato un corposo filone giurisprudenziale nazionale sulla base del quale si è progressivamente affermata l’esistenza di un principio generale che attribuisce al contribuente il diritto al contraddittorio preventivo nel procedimento di accertamento e/o riscossione. Preventivo nel senso che non dovrebbe essere possibile emettere atti in contrasto con queste garanzie procedimentali e, nel caso, l’atto emesso sarebbe invalido. Parallelamente in alcuni provvedimenti normativi tributari si sono introdotti dei passaggi che fanno riferimento alla necessità del contraddittorio mentre, in particolari settori (vedi accertamenti standardizzati) questa garanzia è entrata per via giurisprudenziale. L’insieme è piuttosto eterogeneo e non brilla per sistematicità: essa era stata assicurata, fino al dicembre 2015, proprio da un’interpretazione unificante del criterio, scritto o meno che fosse. Così affermava la giurisprudenza prevalente fino alle celebri sentenze delle Sezioni Unite del 18 settembre 2014 (n. 19667-68). L’inattesa svolta interpretativa arrivata con la nuova pronuncia delle Sezioni Unite (n. 24823 del 9 dicembre 2015) ha

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