Una visione veramente interessante sul fascismo, visto con lo sguardo di Antonio Gramsci, il quale si dimostra una mente veramente brillante, capace di far riflettere ancora oggi su quello che è stato il fascismo
Contro il fascismo nascente
«Cos'è il fascismo, osservato su scala internazionale? È il tentativo di risolvere i problemi di produzione e di scambio con le mitragliatrici e le revolverate». Questo volume propone una raccolta di alcuni tra gli scritti meno conosciuti e più incisivi sul fascismo. Una selezione di testi, realizzati da Antonio Gramsci tra la fine del 1920 e il 1926, che attraversano: la nascita del regime, il delitto Matteotti, fino ad arrivare alle Tesi di Lione, pochi mesi prima dell'arresto. Il fascismo vi appare colto nella sua complessità e dinamicità, nel suo «farsi» attraverso le contraddizioni della società italiana e, allo stesso tempo, viene analizzato precocemente come fenomeno internazionale, intellegibile solo collocandolo nello scenario del mondo. Un serbatoio inesauribile di riflessioni che mette in mostra la forza e la lucidità del pensiero gramsciano, chiarendo la sostanza di tutti i populismi passati, presenti e futuri.
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Luca 27 novembre 2024
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Giovanna 14 marzo 2023
Che mente sublime il giovane Antonio Gramsci! Un'analisi profonda del fascismo al suo nascere e del sostegno che la borghesia, i conservatori e i ricchi agricoltori hanno dato al regime fin dal suo primo giorno. Gramsci era già giornalista a 18 anni e aveva un'ampia visione di cos'è era il comunismo e di come l'unione delle masse operaie potesse essere l'unico deterrente possibile al fascismo. Da leggere assolutamente.
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alfio_libero 09 dicembre 2022Contro il fascismo. Sempre.
Non si tratta della solita raccolta di testi scritti da Antonio Gramsci. L'obiettivo del volume è preciso. Il curatore della raccolta, il professore catanese Luca Cangemi, si pone l'obiettivo attraverso questa selezione di scritti di Antonio Gramsci di smontare l'operazione di revisionismo storico, ex post, in corso d'opera, da parte di certi zelanti contemporanei rappresentanti del mainstream. Secondo cui i comunisti italiani e il PCI, con la scissione di Livorno, non solo indebolirono il fronte di opposizione al fascismo nascente, ma la successiva adesione idealistica al mito della rivoluzione d'ottobre attraverso l'affiliazione all'Internazionale comunista e il difetto di analisi che vorrebbe trascurato l'elemento di pericolosità del fascismo rispetto ai regimi borghesi, visto come una delle possibili varianti dei detti regimi, seppur più sanguinaria, abbiano spianato la strada all'ascesa del fascismo. Dunque una gravissima colpa ab origine cadrebbe sul gruppo dei comunisti italiani scissionisti. Gli scritti gramsciani ci raccontano un'altra verità storica, smentendo con forza questa tesi di scherno e di accuse in serie del tutto infondate. A difesa parlano gli scritti del comunista sardo, che in presa diretta, con dovizia di particolari, mette in risalto sul grave pericolo che incombe sull'Italia. Secondo chi scrive questa raccolta di testi non può essere letta solo come testimonianza di un autore del tempo che attraverso le sue parole racconta il cambiamento in peius della società italiana di inizio secolo. C'è qualcosa di più. E' un grande lascito pedagogico-morale, prima che di natura politico-militante, sul fatto di rimanere sempre vigili ed attenti nelle analisi della contemporaneità, senza i compromessi e scorciatoie a cui siamo tristemente abituati, al fine di smascherare sul nascere le involuzioni politico-sociali della società degli uomini che può trascinare di nuovo verso l'abisso. In conclusione, contro il fascismo, coerentemente, sempre.
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