Diavolo d'un Mari! Mi verrebbe da dire in onore del suo amore per gli scrittori, che "scrivevano del mare e delle sue tremende avventure ...". Riesce sempre a sorprenderci il nostro amato Mic e - questa volta - ci racconta una storia che ci fa sorridere e tremare, ci fa correre lungo le pagine e ci fa invecchiare di anno in anno e di cena in cena in un gioco spietato. Che cosa tiene in vita il più longevo dei compagni di classe? Il caso? Le passioni? O una insospettata capacità di tenerezza?
I convitati di pietra
Un patto tra ex compagni, una roulette col destino: ogni 22 luglio si brinda al futuro sperando che tocchi agli altri.
Non si sfugge al passato, perché non è dietro di noi ma dentro.
«Le angoscianti cene di classe. Mari e la sua perfida commedia.» - Beppe Cottafavi, Domani
«Con il gusto divertito per la deformazione, Mari carica la realtà inchiodando ogni personaggio a una stranezza; a una passione totalizzante; a un vizio; a una nomea.» - Cristina Taglietti, La Lettura
Davvero il destino di ciascuno di noi è già scritto? È questo che pensano gli ex alunni della III A quando, superato l’esame di maturità, siglano il «patto sciagurato» che li vincolerà fino all’ultimo giorno. Del resto il tempo della scuola è l’unico a rimanere immobile: anche dopo trent’anni non saranno le rughe o i chili in più a contraffare la sagoma di un vecchio compagno di banco. Ma quando di mezzo ci sono il demone della competizione e il miraggio di un premio favoloso le variabili si moltiplicano. E così un accordo nato quasi per scherzo si tramuta in una sfida senza esclusione di colpi per rimanere in vita il più possibile. Michele Mari ha scritto un romanzo commosso e giocoso, svelando con perfido divertimento le pulsioni che si nascondono dentro l’amicizia. Perché in questa storia, prima di un imprevedibile finale, vale il contrario di quanto recita il proverbio: chi perde un amico trova un tesoro. 22 luglio 1975: la data fatidica in cui una classe del liceo, festeggiando con una cena il primo anniversario dell’esame di maturità, decide di stipulare un accordo di sangue e denaro. Ognuno dei trenta ex alunni verserà tutti gli anni una cifra, e il capitale sarà investito in modo da generare – col trascorrere dei decenni – un’autentica fortuna. Il meccanismo è semplice: la riffa terminerà quando saranno rimasti in vita soltanto tre compagni di classe, e a quel punto i superstiti potranno godere del montepremi… Ma i rancori sopiti, gli amori taciuti, le promesse e le invidie nate sui banchi di scuola s’infiammano un anno dopo l’altro. E quando ogni 22 luglio si rivedranno a cena, si informeranno dei malanni altrui per prevedere il prossimo di loro che passerà a miglior vita. Fino a trasformare i protagonisti di questa storia in giocatori seduti al tavolo di un’immaginaria roulette, «per i quali indovinare un numero significa desiderarlo, se non altro per poter continuare a giocare». E si sa che ogni gioco ha le sue regole e i modi per aggirarle: scommesse clandestine, tresche, sospetti, tentativi di omicidio, improbabili macumbe e soprattutto il Caso, che agisce scompigliando anche il piano meglio architettato. Michele Mari, mai così divertito e divertente, segue i suoi personaggi fino al 2050 e oltre, grazie a un ingranaggio affabulatorio che inchioda il lettore alla pagina. Del resto tutti noi abbiamo vissuto la singolare ambiguità delle cene di classe, fatte di momenti prodigiosi in cui il tempo sembra essersi arrestato, anche se appena si scrosta la nostalgia quello che rimane è il disincanto di individui che poco hanno da spartire fra di loro. Senza rinunciare alle ossessioni che lo hanno fatto amare dal suo pubblico (i fumetti, il cinema, la mania tassonomica), questa volta Mari racconta la giovinezza, l’epoca in cui ci si crede immortali, e prendendo la rincorsa si sofferma a indagare le inquietudini della vecchiaia. Tra “Compagni di scuola” e “Final Destination”, un romanzo a orologeria, il cui ticchettare incessante riflette sul tempo a nostra disposizione. «Non si sfugge al passato, perché non è dietro di noi ma dentro».
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Anno edizione:2025
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Fernanda 06 dicembre 2025Il feroce umorismo e la sorprendente tenerezza di Michele Mari
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Antonio Poso Zurlo 02 dicembre 2025
Il 22 luglio 1975, la classe III A, del ginnasio-liceo "Giovanni Berchet" di Milano, formata da 15 donne e 15 uomini, suggella, quasi per ischerzo, un patto che li legherà - letteralmente - per tutta la vita: una riffa, che li vedrà tutti possessori di un biglietto e il cui montepremi sarà alimentato, di anno in anno, dal canone che ciascuno di loro verserà, sino alla morte, e del quale si beneficerà il terzetto superstite. Ogni anno, ogni 22 luglio, si rincontreranno, per una sorta di appello di classe, che si protrarrà per più di settant'anni, nei quali al faceto dei primi appuntamenti - scherzosi, goliardici, leggeri - si sostituirà progressivamente la serietà della consapevolezza, dell'incedere inesorabile del tempo, scandito dalle prime, inevitabili, dipartite. Emergono gli egoismi, affiora il cinismo della condizione umana, a fare da pendant con le antipatie - mai sopite - nate tra i banchi del liceo, ma anche con le infatuazioni, le sinergie, le sintonie di tempi sempre più lontani. Ecco, quindi, che alle morti naturali, si aggiungono quelle accidentali e s'assommano quelle violente, fratricide, per alimentare un meccanismo perverso, che spaventa tutti, ma che nessuno, alla fin fine, vuole inceppare. Anzi, al terzetto un emendamento sostituirà finanche il vincitore unico, dilatando ancora il tempo di gioco, quasi in una eterna scommessa con se stessi e con la morte. Sarà lo studente più popolare, la più ambita della classe o il più sfigato ad aver staccato il biglietto fortunaro? Certa è solo la dedica del premio: "alla III A", sopravvissuta all'ambiguità di quasi ottanta cene di classe.
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