Il Coperchio del Mare, come del resto tutti i libri di Banana Yoshimoto, sanno di una sensibilità profonda che solo lei riesce a far intendere con parole estremamente semplici, pensieri e frasi a tratti elementari. Questo caratterizza i suoi scritti: questo non è da meno. La trama si avvolge in un abisso fatto di ricordi, il paesaggio estivo caratterizza la stagione della fioritura di una terra ormai andata in decadenza con gli anni. Ciò che rimane è il desiderio di riviverla, rivivere l'esperienza dell'infanzia e della bellezza naturale che stupisce l'occhio del bambino. Tutto era così grande, bello, perfetto... ora tutto così malinconico, triste, vuoto, distrutto...solo carcasse di ricordi misti a nostalgia. Quello che ricaviamo da questo romanzo è "andare oltre le apparenze", così come la ragazza di cui si prende cura la protagonista durante la sua avventura. Una ragazza che al primo impatto è rivoltevole, ma guardando nelle sue "brutture" scorge fessure di luce. Così come in ogni cosa. Niente è irreparabile, tutto ciò che accade dà la possibilità che un qualcosa si realizzi. Così come il chioschetto delle granite, messo in piedi durante la stagione estiva dalla protagonista, restituisce la gioia a quell'isola ormai in declino. Un gusto semplice ma a breve termine. Così come il mare che raccoglie tutte le sue onde che si infrangono e poi ritornano, così la vita con i suoi ricordi che si infrangono sulle pareti della mente e tornando portano con sè nuove esperienze di vita vissuta. Un coperchio li racchiude tutte, ed ogni tanto li puoi risentire urlare, un pò come quando appoggi l'orecchio ad una conchiglia: il mare è chiuso lì dentro e non può più uscire. Tutti ci portiamo un mare dentro, se tendiamo l'orecchio lo possiamo sentire. Le nostre cicatrici ne fanno penetrare la brezza.
