la penna di Michele Serra è raffinata come poche, elegante ma mai pomposa, concisa e capace di dipingere concetti e cose con la precisione del fotografo. a dimostrazione che la profondità di un opera non ha alcun legame con la noia e la pesantezza, Serra pone in essere un vero e proprio flusso di coscienza, con questo personaggio di mezza età, già politico di un certo successo, travolto da qualcosa più grande di lui, che reagisce in modo se vogliamo banale: rifugiandosi in campagna e dandosi all'agricoltura. il lavoro fisico, il contatto con la natura senza retoriche estetiche, la frequentazione con contadini veri, innesta un processo di revisione e autoanalisi, mai banale, mai noioso, anzi a volte frizzante e umoristico. un romanzo breve, ma denso di umanità, che si legge con vero piacere
Le cose che bruciano
“Abbiamo troppe cose, io e Maria. E in generale, checché se ne dica, abbiamo troppe cose tutti quanti” Furibondo per la bocciatura di un suo brillante progetto di legge, Attilio abbandona la carriera politica e si ritira in montagna, fra boschi e trattori. Condivide le sue giornate con la piccola comunità agreste che lo circonda: la vita all’aperto è la sua guarigione. Ma i ricordi incombono. Hanno la forma immateriale dei rapporti personali irrisolti, delle parole sprecate in televisione, delle occasioni perdute quando viveva in società. E hanno l’ingombro fisico degli oggetti che il passato ha accumulato attorno a lui. Casse e casse di libri, lettere, fotografie, documenti, mobili tarlati, cianfrusaglie. Il canapè di zia Vanda, liso e minaccioso, è il condottiero indiscusso di quello che Attilio considera un esercito invasore. Vorrebbe liberarsi di quelle cataste e comincia a progettare roghi, per ridurre in cenere il lascito delle vite altrui. Sogna leggerezza, un cammino più spedito, più libero, sollevato dal ricatto della memoria. Fatalmente, brucerà quello che non avrebbe dovuto bruciare, in un finale di partita segnato dal classico colpo di scena e dominato dalla presenza delle donne: una moglie sempre in viaggio, la sorella femme fatale, la vicina di casa bulgara. Attraverso l’eroe attaccabrighe e insofferente del romanzo, Michele Serra guarda allo spirito dei tempi facendone emergere la rabbia, l’inconcludenza, la comica mediocrità. Ma anche le piccole illuminazioni che salvano la vita.
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ClaudioF61 12 agosto 2024notevole
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