Credere: perché no?
"Mi metto, idealmente, di fronte a un interlocutore incredulo che, giustamente, a buon diritto, mi domanda le ragioni del mio credere in Cristo. A questo interlocutore dovrò rivolgermi con 'dolcezza e rispetto' così come mi suggerisce Pietro, il primo papa. Devo infatti pensare che chi mi sta di fronte è forse più vicino a Dio di quanto lo sia io che cerco di convertirlo. Potrebbe essere più vicino in ragione di una sua maggiore carità che esercita nei confronti di quei poveri, affamati, infermi, carcerati, nei quali, secondo il vangelo (Mt 25), il Cristo e cioè Dio di fatto è presente. Potrebbe anche trattarsi di un inquieto ricercatore di assoluto, titubante sulla soglia della fede cristiana e disponibile a varcarla, ma soltanto in modo motivato e responsabile. Mi chiedo se potrò essere di aiuto a questi miei 'compagni di viaggio' per raggiungere insieme la meta che attende tutti noi, la verità che dà significato al nostro esistere nel mondo e nel tempo." (dalla Premessa)
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Anno edizione:2013
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