Bel libro; interessante la storia, come sono strutturati i personaggi e lo stile con cui è scritto, ti conquista. Difficile staccarsi dalla lettura.
Un cuore così bianco
Un cuore cosí bianco è un romanzo sull'amore e sulla morte e su ciò che non si dovrebbe dire e su ciò che non si vorrebbe sapere, strutturato con grande abilità, in cui tutti i personaggi, con i loro dubbi e la loro possibile intercambiabilità, trasmettono un senso di profonda inquietudine e lasciano nel lettore una sensazione di realtà ineffabile e scomoda, precaria, impossibile da definire e difficile da accettare.
«Ho scoperto (ma solo dopo averlo terminato) che "Corazón tan blanco" parlava del segreto e della sua possibile convenienza, della persuasione e dell'istigazione, del matrimonio, della responsabilità di chi ha saputo, della possibilità di sapere e dell'impossibilità d'ignorare, del sospetto, del parlare e del tacere.»
Juan si è appena sposato con Luisa, ma fin dal viaggio di nozze viene assalito da brutti presentimenti, da uno strano malessere. Capisce che la causa delle sue inquietudini va ricercata nei punti oscuri del suo passato, della sua famiglia, ma non può e non vuole scavare nelle sue origini. Sarà un suo amico d'infanzia a raccontargli del suicidio di Teresa, la giovane moglie di suo padre che lui credeva morta di qualche malattia. E sarà Luisa a fare luce sui segreti del passato, a dare una spiegazione a ciò che Juan non avrebbe voluto sapere.
«Un cuore cosí bianco» è una citazione dal Macbeth. Lady Macbeth, saputo dell'assassinio del re Duncan da parte del marito, gli si rivolge con queste parole: «Le mie mani sono come le tue, ma ho vergogna di avere un cuore cosí bianco». E un cuore bianco lo possiede non chi è senza colpe, ma chi non è stato contagiato dalle parole e dalle colpe degli altri.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2014
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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jeje 29 agosto 2025ricco di spunti
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EvadiPalma 26 settembre 2022SI è colpevoli solo di udire le parole
Della colpa, del segreto, dell’inopportunità - o dell’opportunità? - di rivelarli e della conseguente - inevitabile, in ogni caso - responsabilità. Del sentirsi complici della colpa altrui, più o meno consapevolmente (e volontariamente) correi, solo per esserne informati. Fino alla sentenza di colpevolezza, anche se non si è commesso il fatto. “Si è colpevoli solo di udire le parole, il che non è evitabile, e anche se la legge non discolpa chi parlò, chi parla, costui sa che in realtà non ha fatto niente, anche se ha costretto l'orecchio con la sua lingua, la schiena con il suo petto, con il respiro agitato, con la mano sulla spalla e l'incomprensibile sussurro che ci persuade.” “Mi amerai ancora di più sapendo ciò che ho fatto, benché il saperlo macchi il tuo cuore così bianco.” “Eccole, vedi, adesso le mie mani han lo stesso colore delle tue; ma mi vergognerei d'avere in petto un cuore così bianco.”
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Fabio00 06 giugno 2022
Marias racconta storie sempre stimolanti e si diverte, nascondendo al lettore il seguito agognato, attraverso digressioni che possono interessare o meno. Il suo gioco sta nell’interrompere il ritmo per inoltrarsi, lui e noi, in queste puntigliose spiegazioni, in modo che ogni lettore possa appassionarsene secondo il suo gusto. Ad esempio all’inizio c’è una spiegazione sulla differenza fra traduttore e interprete, che pare lunga e noiosa - dai, in fondo lo sappiamo! - ma introduce il lettore a capire come nasce l’amore fra i protagonisti, Juan e Luisa. Questo amore si origina da una subalternità, sia nella posizione fisica che organizzativa, in un momento della loro attività. Entrambi interpreti in organizzazioni internazionali, la futura moglie Luisa controlla la traduzione e siede dietro il futuro marito. Questa dipendenza diventa pungolo e spalleggiamento nella manipolazione del dialogo fra due alti funzionari, uno spagnolo, l’altra inglese, che Juan decide di attuare contravvenendo al suo compito, per far prendere al dialogo una piega umana e personale. È in questa fase che scatta il primo dei tanti riferimenti alle figure del Macbeth. A parte queste considerazioni che possono essere di volta in volta pregio o difetto di un modo di scrivere, il romanzo è bellissimo, non ha una vera trama, è condito da una serie di momenti narrativi, all’apparenza slegati che poi si compongono nell’analisi della gravità dei segreti, del bisogno di condividerne le fasi nascenti quando si devono costruire e della difficoltà a condividerli con altri una volta acquisiti. E soprattutto dei rischi anche drammatici che una totale condivisione può comportare, come capita nello sviluppo del libro. Marias quindi gioca col lettore, inizia il romanzo in modo esplosivo, poi rallenta, chiosa intorno alle vicende, ci porta apparentemente su altre storie, poi però regala un’opera compiuta con personaggi straordinariamente umani ed uno spunto di riflessione assolutamente
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