Dalla cura di sè alla cura dei legami. Per non morire di competizione
In un sistema sociale segnato dal retaggio patriarcale la distribuzione fra compiti produttivi e compiti riproduttivi (considerati necessari ma meno prestigiosi e gratificanti) tende a seguire la distinzione di genere e a riprodurla in quanto tale, al punto che il lavoro di cura è stato tradizionalmente riservato quasi esclusivamente alle donne. Questa divisione di genere del lavoro si riflette ancora oggi in una corrispondente gerarchia di valori socialmente costruiti: i valori maschili si condensano prevalentemente in virtù ‘attive’ come l’assertività, la competitività, l’impulso a innovare e a padroneggiare il mondo; alle donne si addicono invece i valori ‘passivi’ della sensibilità, dell’empatia, della conservazione del mondo. Un pensiero femminista di tipo neoliberale vede oggi nella liberazione della donna dalle incombenze della cura, e quindi nell’accesso a opportunità di carriera e a modelli di successo sociale tradizionalmente riservati a individui di sesso maschile, il presupposto fondamentale per la sua emancipazione e autorealizzazione.
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Anno edizione:2025
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