Dediche e imitazioni
«Mi piace l'imitazione, non la copia, e un'imitazione non servile, nella quale splenda l'ingegno dell'imitatore, non la sua cecità…». Così scrive Petrarca in una delle "Familiari", e con la medesima volontà Francesco Dalessandro sottoscriverebbe tali parole perché spiegano bene la ragione delle poesie di questo libro, che, come chiarisce egli stesso nella Postilla al testo, «sono nate per un'occasione una ricorrenza un compleanno, o per divertimento», appena precisando che «occasioni e divertimento sono diventati subito il pungolo e l'assillo, oltre che il piacere (…), dell'impegno che le ha lentamente affinate, definite». Se in vari casi si tratta di responsabile, mai indebita appropriazione di testi altrui, all'impresa è intrinseco il gusto della riscrittura e del dare nuova significanza a qualcosa di pre-esistente, com'era già accaduto in "Aprile degli anni", il libro del 2010 del quale questo «è conseguenza e seguito ideale». Un'operazione, osserva Massimo Morasso nella sua nota, niente affatto gratuita, che, anzi, risale «sotto mentite spoglie alle fonti sorgive della parola» eludendo «il biografismo, e ogni voluttà confessionale, dicendo però tanto del vivo che sta nella (…) vita» del poeta.
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Anno edizione:2021
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