Questo libro fa un excursus nel mondo della scuola con un modo di raccontare mai noioso, ma sempre piacevole e avvincente. Quando da un alunno non proprio modello nasce un modo di insegnare diverso da quello tradizionale.
Diario di scuola. Ediz. 70° anniversario
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Tra episodi buffi, ricordi toccanti e affondi teorici, Pennac riscrive una sua pedagogia, mettendo al centro la volontà di ascoltarsi e una certa propensione all’amore. Solo così, suggerisce, è possibile tirare fuori il desiderio di sapere dei ragazzi; desiderio che, al contrario di quanto vogliano farci credere i professoroni e i giornalisti, è più vivo che mai. Serve giusto che qualcuno se ne prenda cura.
«Oggi esistono cinque specie di bambini sul nostro pianeta: il bambino cliente da noi, il bambino produttore sotto altri cieli, altrove il bambino soldato, il bambino prostituto, e sui cartelloni della metropolitana il bambino morente la cui immagine, periodicamente, protende verso la nostra indifferenza lo sguardo della fame e dell'abbandono.Sono bambini, tutti e cinque.Strumentalizzati, tutti e cinque.»
Il successo di Daniel Pennac è un dato considerato ormai ovvio, ma c’è stato un tempo – parliamo del 1991 – in cui il suo nome era pressoché sconosciuto in Italia. Se oggi leggiamo della spericolata tribù di Benjamin Malaussène, il merito è di un’amicizia transnazionale fra Pennac e Stefano Benni, il quale consigliò a Feltrinelli la pubblicazione de "Il paradiso degli orchi". Questa dritta ci ha permesso di seguire da vicino lo sviluppo di una delle voci più singolari della narrativa europea degli ultimi trent’anni. Da sempre sospeso tra le avventure ambientate nel quartiere di Belleville di Parigi e una dedizione appassionata al mondo della scuola, Pennac condensa la sua esperienza di professore nel romanzo autobiografico "Diario di scuola". Alternando i ricordi del suo passato da allievo “riluttante” alle riflessioni che i suoi studenti gli suggeriscono, ci consegna una lettera d’amore per l’insegnamento e ci chiede di interrogarci sulla situazione delle scuole nel mondo.
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Autore:
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Anno edizione:2025
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Enrico Mannucci 27 dicembre 2011
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Antonio Iossa 09 ottobre 2010
Essere dei bravi insegnanti non è facile... e sicuramente non dipende dai successi scolastici. Fare il buon insegnante significa fare bene il proprio mestiere, che è quello di non deludere i ragazzi che ti stanno ad ascoltare. E chi meglio di un cattivo studente conosce i disagi degli studenti mediocri? Pennac ci racconta la sua esperienza di studente asino.
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ALFONSO DI MARO 05 maggio 2008
Leggere di questi tempi un libro sulla scuola che non parli dei problemi della scuola che cambia nella società che cambia è un'esperienza rara e, già solo per questo, piacevole. Lo scrittore Pennac si e ci pone un interrogativo inquietante: come comportarsi nei confronti dello studente "somaro"? La mia risposta sarebbe: "cacciando fuori dalla scuola (di ogni ordine e grado) tutti gli insegnanti somari". Ma vi consiglio di leggere cosa ne pensa in proposito il professor Pennacchioni...si legge d'un fiato e lo si rilegge con maggior piacere.
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