1941. Sonja Borus ha quattordici anni, abita a Berlino e parte per l'aliyah, il viaggio verso la Palestina. Non arrivano i documenti e il suo viaggio si trasforma in una fuga attraverso l'Europa. Questo libro è il suo diario, scritto in quegli anni. Non è un resoconto degli avvenimenti storici e politici della seconda guerra mondiale e delle persecuzioni degli ebrei, è il diario di un'adolescente. Raramente ci sono riferimenti a quanto accade nel mondo. Sonja è una ragazzina insicura, spaventata e sola, ed è questo che leggiamo nel suo diario. Diario che le è stato regalato da una delle accompagnatrici, che nota il suo isolamento e le suggerisce la scrittura come mezzo per aprirsi agli altri. La lontananza dalla sua famiglia, la nostalgia per la mamma rimasta a Berlino con il fratello, il suo bisogno di amici, di persone con cui confidarsi, i primi amori, i rapporti con gli altri ragazzi, le lezioni, i lavori domestici, questi sono i temi delle sue annotazioni. Sonja racconta ciò che prova, le sue paure I suoi sogni. Descrive alcuni dei ragazzi con cui vive, gli accompagnatori, le persone che li aiutano, soprattutto descrive ciò che prova nei loro confronti. Con il passare del tempo ci accorgiamo che cresce, che acquisisce sicurezza, si impone di non piangere, di esprimere la propria opinione, accetta la sua vita.
