Dico a te, Clio. Viaggio in Abruzzo tra realtà e immaginario
Ci sono viaggi che arrivano tardi, quando tutto è già segnato, e altri che precedono l’avvertimento. Nell’estate del 1939 una Topolino scricchiola su strade di lana tra l’Adriatico salmastro e le rocce innevate. A bordo, Alberto Savinio – pittore di parole – guidato dal “gigante” Concezio, con la musa Clio come passeggera invisibile. Il paesaggio, tra mare e luna, conserva ancora il respiro dei pastori e il richiamo delle campane, ma già rivela il brivido del futuro: binari che scintillano sulla costa, cantieri dal profumo di ruggine, cartoline di progresso affisse ai muri di pietra. Savinio osserva con lo sguardo sghembo di un metafisico: sotto l’ironia si nasconde una sottile malinconia. Presto la guerra travolgerà quel mondo, ridisegnando l’Abruzzo contadino con strade veloci e fabbriche sul litorale. Egli cattura l’ultimo fotogramma di una terra sospesa, mentre l’asse del tempo si inclina. Questo libro è un carillon di voci: girando la manovella risuona Clio, dea della Storia, che risponde al viaggiatore chiacchierone, sospeso tra mito e realtà. Salire sulla Topolino di Savinio vuol dire scoprire un Abruzzo intatto, poche battute prima della tempesta.
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