Dieci tazze a colazione

È un diario intimo e coinvolgente in cui Irene racconta un momento cruciale della sua vita. "i nostri figli sono cresciuti e ci hanno portato in mondi nuovi, noi che eravamo a metà tra l'essere genitori e adolescenti a nostra volta". Una vita in cui sa di essere fortunata, perché ha un vero amore, la sicurezza economica, un lavoro, una barca, una famiglia e una casa sempre aperta!  "Negli anni seguenti la nostra casa si è riempita di ragazzi... abbiamo asciugato lacrime... fatto pranzi da mensa... siamo partiti in auto a qualsiasi ora per recuperarli o toglierli da situazioni difficili.. Loro sono a casa.  Siamo tutti a casa....per i quali essere un valore aggiunto, un piccolo b&b in cui fuggire dalle regole di casa, un rifugio sicuro e caldo nelle giornate in cui nella vita piove."  Su questa esistenza per molti perfetta scendono però delle ombre, il desiderio di donare un figlio all'uomo che ama e che da anni cresce come un padre i suoi figli e l'adolescenza della figlia.  Una fase in cui si trova all’improvviso disorientata, come se si trovasse su un terreno troppo fragile e ignoto per poterci camminare.  Così per ritrovare se stessa decide di tuffarsi in un’attività che stravolgerà per sempre la sua vita e quella della sua famiglia, diventa volontaria presso una comunità che accoglie madri e bambini che hanno conosciuto ingiustizie, paure, solitudine e povertà. Ho amato i passaggi in cui ha descritto le mattine alla finestra, quando i suoi cari lasciano casa e si ritrova da sola, a pensare e a bere il suo caffè. È un momento di raccoglimento, ma anche un nuovo inizio, come una pagina bianca. Li ho amati perché anche per me è il momento della giornata in cui raccolgo e riordino pensieri e preoccupazioni.  Alcuni passaggi commoventi delle sue mattine:   - "Faccio fatica ad allentare la presa... ...i pensieri si aggrovigliano intorno alla tazza di caffè e alla mia testa. ...sono costretta a parlare per più di un mese con una ragazza che, un giorno dopo l'altro, mi sembra di conoscere sempre meno. Più parlo, più lei si allontana, e più lei sfugge, più io precipiti in uno stato di ansia e paura che mi rende così fragile da farmi sentire disarmata e inadeguata." - "Ma io non so aiutare né lei né me stessa. Mi sbriciolo sotto le sue lacrime e sopra la mia incapacità di trovare una strada.  La mattina seguente, la tazza di caffè tra le mani ha il peso di un blocco di marmo. Gli ingranaggi dei miei pensieri scricchiolano tra mille domande a cui non so dare risposta e, tra queste, una più delle altre mi tormenta: Come puoi aiutarla se tu per prima sei così fragile? Dove può appoggiarsi lei, se tu crolli al primo ostacolo? Se non sei in grado di essere una guida, un appiglio sicuro? "  - “un nodo mi si è sciolto all’altezza della gola e tutto mi è apparso più chiaro”

Mi accingo a fare la mia prima recensione senza troppe pretese. Inizio con il dire che questo libro mi è entrato dentro al cuore. Nonostante le tematiche trattate al suo interno, come l’affidamento di minori, passati violenti e di disagio, accoglienza del “diverso”, il linguaggio è scorrevole e semplice. Avendo vissuto in prima persona con la mia famiglia alcune esperienze di affido, mi sono tuffata in questo libro e mi sono ritrovata in molte situazioni descritte. Anche se conosco già come funzionano tutte le pratiche, il tempo e le persone che ci sono dietro, questo libro mi ha dato altrettanti spunti di riflessione. Mi ha fatto pensare a cose che so che fanno parte della mia persona, ma alla quale non avevo mai fatto caso e prima di tutto mi ha dato tanto amore. L’autrice ti fa entrare nel suo piccolo grande mondo, in modo semplice e soprattutto vero. Ogni sua parola ti entra dentro e non scappa più. È un libro scorrevole, che emoziona, travolge e fa riflettere. Da leggere assolutamente.