Il dolce e l'amaro di Andrea Porporati - DVD
Il dolce e l'amaro di Andrea Porporati - DVD
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Il dolce e l'amaro
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Descrizione


Saro, un ambizioso ragazzo di Palermo, affascinato dalla ricchezza e dal potere, entra a far parte della criminalità organizzata. La sua donna però non condivide la sua scelta di vita e, pur amandolo, decide di lasciarlo. Per Saro è un duro colpo ma la sua vita è ormai dentro la famiglia di Cosa Nostra e la sua carriera di boss mafioso sembra irreversibile. Fino a quando non si trova a fare i conti con il volto terribile e spietato della vita che ha scelto.

Informazioni dal venditore

Venditore:

Dettagli

2007
DVD
8010020049288

Informazioni aggiuntive

  • Medusa Home Entertainment, 2012
  • Videodelta
  • 98 min
  • Italiano (Dolby Digital 5.1)
  • Inglese; Italiano per non udenti
  • Wide Screen
  • trailers; dietro le quinte (making of)

Valutazioni e recensioni

  • PAOLO IZZO

    Saro (Lo Cascio) è un aspirante “uomo d’onore” nella Palermo anni Ottanta. Cresciuto nei vicoli con l’idea che appartenere alla mafia rappresenti il raggiungimento di un’identità da “eletto”, viene presto individuato dai mafiosi, quelli veri, che lo mettono alla prova e che agiscono sulla sua rabbiosa personalità per farne un criminale. «Ricordati che nella vita c’è il dolce e c’è l’amaro; un uomo si deve prendere tutti e due». Così ha detto a Saro suo padre, prima di essere ammazzato in carcere. Così, su un vecchio proverbio caro a Cosa Nostra, dove il dolce è potere e ricchezza e l’amaro è assassinio e morte, si dipana la storia di un “soldato semplice” della malavita organizzata. A Venezia 64 è sbarcato Il dolce e l’amaro di Andrea Porporati che, insieme ad Annio Gioacchino Stasi (co-autore di soggetto e sceneggiatura) e a un cast di prim’ordine, ci racconta senza moralismi il quotidiano di un mafioso, apparentemente normale, ma a tratti feroce e grottesco. Sarà soprattutto il continuo rifiuto dell’amata Ada di incarnare il cliché di donna del Sud cieca e muta a mettere in crisi la presunta identità di Saro. «Rivelando il vuoto che essa sottende, un vuoto fatto di rapporti malati, dove l’amico è la prima persona da cui diffidare, o inesistenti come con le donne, ombre nell’universo tutto maschile di Cosa Nostra», ci dice Stasi il 4 settembre, prima della presentazione ufficiale del film. «In effetti - aggiunge Porporati - anche se compare poco, il personaggio di Ada, insieme a quello del giudice (Gifuni), è fondamentale. Rappresenta la visione femminile delle cose che, nel mondo mafioso, è già di per sé sovversiva. Ada non è una donna particolarmente eroica, ma, pur amando Saro, non vuol fare la moglie di un delinquente e questo costringerà lui a ripiegare su quella scelta dalla Famiglia». L’immagine “sovversiva” rimane però sullo sfondo… «Esatto. È lì a minare il castello di carte dell’identità posticcia di Saro finché arriva la disillusione e lui, quasi naturalmente, tornerà a cercarla». Perché un giovane sceglie di stare dalla parte sbagliata della società? «Per l’autoritarismo», risponde Porporati. «La mafia è uno dei pochi sistemi che ancora fa perno su questa visione, sposata a una forma di superomismo mediterraneo. Vieni scelto in base a delle “qualità”: coraggio mescolato a violenza, ma anche capacità di stare al tuo posto, di accettare l’autorità. Ti vendono un fascismo in salsa spicciola, ti dicono che il mafioso è diverso, lupo in mezzo a pecore quasi contente di essere governate; e tu accetti di avere un capo supremo che ti gestisce la vita per ottenere, in cambio, il famoso rispetto». «La mafia - prosegue Stasi - ricalca, estremizzandoli, i caratteri istituzionali della Società, dalla gerarchia alla legge, dal potere economico alla religione e perciò rappresenta un’immagine vincente per certa gioventù. Chi, al contrario, si presenta con un’identità di contrapposizione, viene spesso lasciato solo dallo Stato e questo fa sì che un’immagine di legalità, di giustizia appaia come un’identità perdente. Dovrebbe ovviamente essere il contrario e il nostro tentativo è proprio di chiederci perché accada questo rovesciamento». Avete optato per una storia semplice, almeno rispetto alle epopee americane… «Loro preferiscono costruire dei drammi elisabettiani sulla mafia, facendo sembrare che ci sia qualcosa di sostanzioso che regge tutto. Tra l’altro scegliendo Pacino, Brando, De Niro, cosa che piace molto ai mafiosi (ne parla anche Roberto Saviano nel suo Gomorra), i quali finiscono per ispirarsi loro stessi ad attori di quel calibro e non viceversa!». Viene da chiosare, visto che siamo in tema di identità, con una piccola riflessione a margine del dibattito sull’ennesima crisi di identità del cinema nostrano. Non sarà, diciamo noi, proprio perché si connota come un universo prettamente maschile? Non sarà che ci vuole un’Ada, come per Saro, ovvero una riscoperta del femminile, per uscire da questa crisi? Porporati sorride annuendo, Stasi alza un sopracciglio per indicare che in sala è arrivata Donatella Finocchiaro. Ada, appunto. Paolo Izzo (Da Left-Avvenimenti, 07.07.08)

Conosci l'autore

Foto di Luigi Lo Cascio

Luigi Lo Cascio

1967, Palermo

Luigi Lo Cascio è un attore e scrittore italiano, nato a Palermo il 20 ottobre 1967. Si diploma all’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1992 e sin da subito comincia la sua carriera teatrale. Vince due volte il premio UBU come miglior attore protagonista con Nella tana di Kafka (che ha anche riscritto e diretto) e Il silenzio dei comunisti, diretto da Luca Ronconi. Nel 2000 veste i panni di Peppino Impastato nel film I cento passi, con cui vince un David di Donatello. La sua carriera prosegue con Luce dei miei occhi (Coppa Volpi alla 58° Mostra del Cinema di Venezia), La meglio gioventù, Buongiorno, notte. Nel 2012 il suo esordio alla regia, con La città ideale, che presenta alla 69° Mostra del Cinema di Venezia. Ha pubblicato La caccia....

Foto di Donatella Finocchiaro

Donatella Finocchiaro

1970, Catania

Attrice italiana. Alla carriera giuridica preferisce il teatro. Dopo il debutto nel 1996 viene ammessa alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Catania, sotto la direzione di registi come L. Ronconi e A. De Rosa. Approda al cinema con Angela (2002) di R. Torre, nel quale ottiene il ruolo della protagonista, affermando in maniera prepotente la sua bellezza silente e scontrosa con una figura di donna consapevole dei propri doveri e dei propri errori, capace di grandi chiusure come di intense passioni. I numerosi riconoscimenti ottenuti per la pellicola (tra cui il premio per la migliore attrice al Festival di Tokyo) ne fanno una delle interpreti più richieste dal cinema d’autore italiano: nascono così la Mary di Perdutoamor (2003) di F. Battiato, la Bianca di Sulla mia pelle (prodotto...

Foto di Fabrizio Gifuni

Fabrizio Gifuni

1966, Roma

Attore italiano. Già in La bruttina stagionata (1996) di A. Di Francisca si mette in luce con un divertente personaggio di scioperato figlio di papà. Versatile e intenso, rende con ampia gamma di tonalità espressive la figura dell’innamorato insicuro e indeciso protagonista di Un amore (1999) di G.M. Tavarelli. Ma il volto irregolare, naturalmente predisposto al sorriso malinconico, e la fisionomia dinoccolata lo rendono molto adatto a interpretare personaggi nevrotici, in conflitto con il mondo circostante, come il portavalori che cerca di evadere dal grigiore quotidiano con un colpo miliardario in Qui non è il paradiso (2000), ancora di Tavarelli, e lo scrittore consumato dalle sue ossessioni di L’inverno (2002) di N. Di Majo. In Sole negli occhi (2001) di A. Porporati interpreta un figlio...

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