Doppio ripudio - Leïla Marouane - copertina
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Doppio ripudio
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Descrizione


Ripudiare la propria moglie per una colpa inesistente, sposarla a un vicino di casa compiacente, assicurandosi che poi l'avrebbe a sua volta ripudiata in modo da permetterle di far ritorno all'antico focolare domestico, non è certo un atteggiamento consueto. Organizzando questa farsa, Aziz Zeitoun, ricco pescatore musulmano, è convinto di rispettare i codici morali imposti dalla società algerina. Egli rappresenta lo sposo severo ma giusto che punisce la donna colpevole, il padre irreprensibile che veglia sull'esemplarità della propria famiglia, il credente sincero che rispetta le leggi di Dio. Ma il suo progetto non fila liscio come dovrebbe. Il vicino di casa non ripudia la donna nei tempi stabiliti. Orribile sospetto: forse erano già amanti...

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Informazioni:

Traduzione di G. Amaducci. Milano, Medusa Edizioni 2004,cm.12,5x22, pp.176, brossura copertina figurata a colori. Coll.Epoché.

Dettagli

2004
173 p., Brossura
9788888983042

Valutazioni e recensioni

  • Questo libro, ironico e divertente, racconta il ripudio della moglie da parte del pescatore Aziz perché la donna ha osato uscire di casa per andare in ospedale a conoscere il primo nipotino senza essere accompagnata dal marito o, al limite, dal figlio maschio. Aziz, che più che mussulmano convinto è un uomo anacronisticamente legato alle tradizioni, decide che dopo averla ripudiata la risposerà subito. L’Imam, però, interviene affermando che prima la donna si deve risposare e, nel caso in cui il secondo marito la ripudi nuovamente, si potrà legittimamente risposare con Aziz. Perplesso, l’uomo contatta il vicino di casa perché sembra l’uomo adatto allo scopo: è un cinquantenne celibe e si mormora nel quartiere che sia posseduto da uno spirito femminile e che sia impotente. Concordato il matrimonio, il nuovo marito non solo non ripudia la bella e ancora giovane donna, ma scappa con lei. Aziz sprofonda nella disperazione e nell’alcool anche perché iniziano a girare voci su una presunta relazione clandestina che durava tra i due da anni. Sfoga la rabbia in particolare sulla figlia più grande, l’io narrante del libro, la cui tragedia personale man mano emerge nel libro fino al tragico epilogo finale. Il libro è per la maggior parte estremamente ironico e divertente sia per il racconto (l’idea del matrimonio finto per lavare una presunta onta all’onore del maschio è assolutamente ridicola) e sia per lo stile di scrittura. Molta è l’ironia nella descrizione del padre definito “l’artefice” (uomo bigotto, legato alle tradizioni, non religioso ma che si nasconde dietro ad essa per imporre il suo potere sulla famiglia), della madre definita “La voce del padrone” (che appare vuota e priva di personalità così succube del marito, indifferente verso le figlie femmine da non preoccuparsi della loro educazione così quanto “innamorata” dell’adorato figlio maschio, così superstiziosa da apparire ridicola e che solo alla fine del romanzo emergerà come una figura più complessa e meno evanescente), del fratello e della moglie così bigotti nel loro estremismo religioso e della società così chiusa in cui vivono. Verso la metà del libro ci accorgiamo che in realtà il libro non è solo una descrizione divertita del dramma della donna mussulmana completamente succube del marito (la figlia commenta che la vita della madre è stata solo un destreggiarsi tra gravidanze e incombenze domestiche), ma nasconde una tragedia se possibile ancora più mostruosa della donna violentata e punita per la violenza subita che trova nella follia l’unico rifugio al mondo di violenza che la circonda. E’ difficile per noi occidentali comprendere una tale situazione e io provo rabbia al pensiero di come le donne vengano trattate: dal non poter uscire di casa senza un uomo (fosse anche per andare in ospedale) al dover essere considerate colpevoli dopo aver subito la peggiore delle violenze. La scrittrice non sembra lasciare nessuna speranza se non l’andarsene dal paese e cercare di costruire in Europa un’esistenza dignitosa. Un libro veramente molto bello soprattutto grazie alla straordinaria abilità della scrittrice di cambiare registro: da un’ironia divertita con cui si descrive la società a una drammatica rappresentazione della realtà dove l’unica via di fuga è l’esilio o la follia. Assolutamente da leggere!

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