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Ryan Gosling è semplicemente micidiale nell'evidenziare le contraddizioni del suo personaggio, che in un momento appare timido e riservato (atteggiamento evidenziato dai ripetuti e adorabili silenzi nei dialoghi tra una domanda e l'altra e quei sorrisetti dopo cui si arrosisce), ma non molto dopo è capace di sgozzare e spappolare una testa senza il benché minimo coinvolgimento umano, a tal punto da apparire quasi come un robot, un'automa alla Terminator, che non rinuncerà facilmente al suo obiettivo. E come il cyborg, sembra non avere paura della morte, il suo mestiere di stuntman lo mette in pericolo ogni volta, lo pone praticamente di fronte all'oscura signora, e proprio per questo essa è ormai per lui un'amica di tutti i giorni, anche se non credo il suo sentimento sia corrisposto, visto che, come Bruce, è duro a morire. Le fantastiche immagini di una Hollywood notturna e delle sue strade (Newton Thomas Sigel) sono piuttosto impreziosite dalla viscerale colonna sonora, opera di Cliff Martinez, che varia dal brano ritmato e piacevole per le orecchie al disarmante e romantico brano finale (A real Hero). A dirigere sul grande schermo il soggetto del romanzo di James Sallis è Nicolas Winding Refn, regista eterogeneo e variopinto, ma soprattutto imprevedibile, il cui marchio di fabbrica, oltre alla critica sociale portata alla ridondanza, è la crudezza, nonché la spietatezza. A suo modo, contiene un'epicità diciamo urbana e, perché no, quotidiana.
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