(Bordeaux 1886 - Parigi 1925) critico e scrittore francese. Direttore dal 1919 al ’25 della «Nouvelle Revue Française», fu una delle intelligenze critiche più vive e appassionate della sua generazione: i suoi saggi intorno a poeti, musicisti, pittori contemporanei, raccolti in Studi (Études, 1912) e nei postumi Nuovi studi (Nouvelles études, 1947), sono stati decisivi per la formazione del gusto letterario contemporaneo. Per quattro anni prigioniero di guerra in Germania e in Svizzera, alla propria esperienza autobiografica dedicò il saggio Il tedesco. Ricordi e riflessioni di un prigioniero di guerra (L’allemand. Souvenirs et réflexions d’un prisonnier de guerre, 1918), esame lucido e amaro della crisi morale e intellettuale del popolo tedesco. Verso la fine della sua vita, influenzato da Claudel, si accostò al cattolicesimo (Sulle tracce di Dio, À la trace de Dieu, 1925). In Aimée (1922) tentò la via del romanzo d’analisi. Dopo la sua morte uscirono il saggio Freud e Proust (1927) e la corrispondenza con Claudel, Alain-Fournier, Proust, Artaud.