(Piacenza 1616 - Avignone 1644) letterato italiano. Di antica famiglia patrizia, studiò a Milano presso i canonici lateranensi. Intorno al 1634 si stabilì a Venezia, dove fece parte dell’Accademia degli Incogniti fondata da G.F. Loredano. Convertitosi al calvinismo durante un soggiorno in Germania (1640), subì la persecuzione e venne infine decapitato ad Avignone. Tra i suoi feroci libelli, contro Urbano VIII e contro gli spagnoli, si ricordano Il corriero svaligiato (49 lettere pubblicate nel 1641 con lo pseudonimo di Ginifacio Spironcini) e la Baccinata, ovvero Battarella per le Api Barberine (1642). La polemica religiosa e politica s’intreccia anche alle mirabolanti vicende dei suoi romanzi, di argomento biblico (La Susanna, 1636; Il Giuseppe, 1642), storico (Agrippina, madre di Nerone, 1642), mitologico (La rete di Vulcano, postumo, 1654), eroico-cavalleresco (La Taliclea, 1636; Il prencipe ermafrodito, postumo, 1654). Ma queste opere interessano soprattutto per l’abilità con cui P. assume soggetti tradizionali moltiplicandone il gioco degli inganni e delle metamorfosi: una tecnica squisitamente barocca, spinta al limite della lucida follia.