(Wola Okrzejska 1846 - Vevey, Svizzera, 1916) scrittore polacco. Intraprese, dal 1873, un’intensa attività giornalistica per la «Gazeta Polska», e come corrispondente fu anche in America. Ebbe viva parte nell’azione politica e ideologica del quotidiano «Slowo», orientandola in senso conservatore. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, S., cui ormai veniva riconosciuto il ruolo di massimo esponente della nuova letteratura polacca, si trasferì in Svizzera e diede vita, insieme a I. Paderewski, a un comitato per gli aiuti alle vittime della guerra in Polonia.L’avvio della sua carriera di narratore era avvenuto all’insegna di un’ironia ancora sostanzialmente romantica, con le Note umoristiche dalla cartella di Worszylla (1872); ma le successive raccolte di novelle (Il vecchio servitore, 1875; Hania, 1876; Schizzi al carboncino, 1877) rivelano una tecnica già realistica, di tenace e amara osservazione delle contraddizioni e delle miserie sociali (Per il pane, 1880; Janko il musicista e Bartek il vincitore, 1882); mentre parallelamente, a testimonianza della sua versatilità, lo scrittore produceva un gruppo di novelle ispirate dal soggiorno americano, come Il guardiano del faro, e specialmente Sachem, vibrata denuncia delle violenze inflitte ai pellirosse dai coloni tedeschi.A partire dal 1883 la fama di S. si legò specialmente a una serie di romanzi d’argomento storico, impostati sulla base di un’accurata documentazione e sostenuti, al di là dei frequenti arbitrii, da un robusto temperamento narrativo, e a questi libri si legò il riconoscimento internazionale del premio Nobel (1905). La prima affermazione nel campo del romanzo storico gli venne dalla pubblicazione di un testo di forte ispirazione epica e dal vivace movimento fantastico, Col ferro e col fuoco (1884), cui seguirono, a formare una trilogia, Il diluvio (1886) e Il signor Wolodyjowski (1887-88), vasto ciclo costruito sul tormentato periodo di storia polacca dal 1648 al 1673 (guerre cosacche, invasione svedese, guerre contro la Turchia). Con Quo vadis? (1894-96) S. acquisì la massima fama, riconosciutagli in virtù della commossa evocazione del cristianesimo primitivo nella Roma neroniana. Pure di materia storica è il romanzo I cavalieri della croce (1900), epopea della resistenza dei polacchi al tentativo egemonico dell’ordine teutonico, cui infine seguirà (postumo, 1918) un altro romanzo incompiuto, sul periodo napoleonico, Legioni. S. non abbandonò però del tutto l’indagine psicologico-sociologica della società contemporanea, come mostrano i romanzi Senza dogma (1891), analisi di una crisi individuale, e La famiglia Polaniecki (1895), sorta di satirica apologia della borghesia polacca. Nel 1911 S. diede alla letteratura per i ragazzi, sulla scia di J. Verne e Mark Twain, un fortunato romanzo di avventure, Per deserti e foreste.