Either Way. From Marilyn to Ella

Nel 1955, anno del "movimento per i diritti civili" guidato da Martin Luther King in un clima politico molto teso, il "Mocambo" di Los Angeles era il posto di ritrovo delle celebrità. Come in tutti i club a quel tempo, i bianchi e i neri non avevano il diritto di stare insieme. Marilyn Monroe, grande fan di Ella Fitzgerald, decise di cambiare le regole. Questo è ciò che raccontò la stessa Ella: «Devo molto a Marilyn Monroe…lei chiamò personalmente il proprietario del Mocambo e gli disse che voleva che mi scritturassero immediatamente e che se l’avessero fatto, lei avrebbe prenotato un tavolo ogni sera proprio di fronte al palco. Lei gli disse che, essendo così famosa, avrebbe fatto accorrere tantissimi giornalisti. L’uomo accettò e Marilyn era lì, ogni sera, in prima fila. La stampa impazzì. Da allora non fui più costretta a suonare in piccoli locali. Marilyn era una donna fuori dal comune, più avanti rispetto alla sua epoca. E non se ne rendeva conto». In “Either Way”, come un pittore che a modo suo disegna la realtà, propongo un mio ritratto personale, in bianco e nero, di queste due icone americane che sono Ella e Marilyn. Con il mio precedente album “Ella, my Dear…”, avevo già reso omaggio a Ella, mia prima ed essenziale fonte d’ispirazione, con una versione orchestrale del suo repertorio, magnificamente arrangiato da Ivan Jullien. In “Either Way” i vari standard di Gershwin, Cole Porter, Johnny Mercer e Duke Ellington sono stati invece completamente riarrangiati per quartetto. Il risultato è un album dalle sonorità minimaliste ad eccezione del tema “But Not for Me” che vede il contributo della voce misteriosa e stupefacente di Mamani sui sentieri dell'Africa. Nella seconda parte di questo dittico, dedicata a Marilyn, propongo la mia versione personale del repertorio emblematico di questa delicata artista. Conoscete la destinazione, permettetemi di condurvi sul mio cammino... tutte le strade portano a Ella & Marilyn. A queste due donne meravigliose, fuori dal comune.