Avevo letto la recensione del libro e mi aveva attirata l'originalità dell'argomento. In effetti, partendo dalle statuine, i netsuke, si snoda un racconto interessante e coinvolgente, non solo le vicende di una famiglia ma i contesti storici visti dal punto di vista di chi li ha vissuti, attraverso le memorie narrate e tramandate dalla famiglia. La famiglia è ebrea ma qui anche il dolore è narrato con grande delicatezza, quasi discrezione. Dalla prosa si sente molto come lo stesso narratore, man mano che scopre attraverso la storia dei netsuke la storia della propria famiglia, sia sempre più coinvolto dal desiderio di ricostruire le vicende dei suoi antenati. Mi ha stupito come una persona che non è scrittore di professione abbia saputo scrivere un libro lungo che non ha mai cedimenti, anzi ti spinge a continuare a leggere senza interruzioni...Una bellissima sorpresa, un libro che si ricorda e presto rileggerò!
Un'eredità di avorio e ambra
Un'elegante vetrina nella casa londinese di Edmund de Waal contiene 264 sculture giapponesi di avorio, o legno, non più grandi di una scatola di fiammiferi, raffiguranti divinità, personaggi di ogni tipo, animali, piante. La vetrina è aperta, e i bambini di de Waal possono estrarre i netsuke - così si chiamano i minuscoli oggetti - e giocarci. Come facevano, ha scoperto l'autore, i fi gli di Viktor e Emmy von Ephrussi, suoi bisnonni, nel boudoir della madre, in un fastoso palazzo viennese della Ringstrasse, un secolo fa. Prima che Hitler entrasse in trionfo a Vienna e avessero inizio le persecuzioni e i saccheggi nelle case degli ebrei. Ebrei di Odessa erano appunto gli Ephrussi, commercianti di cereali e poi banchieri, con ville e palazzi sparsi in tutta Europa. Quello di Vienna, dove i netsuke arrivano nel 1899 da Parigi - dono di nozze ai cugini di Charles Ephrussi, famoso collezionista, mecenate, storico dell'arte, amico di Renoir, Degas, Proust - conteneva tante e tali opere d'arte che i minuscoli oggetti sfuggirono all'attenzione dei razziatori nazisti. Come sopravvivranno alla guerra, e come finiranno a Tokyo, dove de Waal li vede per la prima volta a casa del prozio che glieli lascerà in eredità, sono solo due delle tante, emozionanti sorprese di questo libro. Affascinato dall'eleganza, dalla precisione, dalle straordinarie qualità tattili delle sculture, l'autore, famoso artista della ceramica, decide di ricostruire la storia dei loro passaggi da una città all'altra, da un palazzo all'altro, da una mano all'altra, ricostruendo così anche la storia romanzesca della sua famiglia e regalandoci un libro capace di restituire l'atmosfera di intere epoche, di sigillare intere vite dentro un racconto perfetto.
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Edizione:20
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Anno edizione:2011
Una collezione di netsuke giapponesi
Si tratta di minisculture non più grandi di una scatola di fiammiferi, composte per lo più di avorio e ambra, che dall’Oriente giungono a Parigi e poi, nel 1994, vengono ereditate dal critico e famoso ceramista inglese Edmund De Waal. Inseguendo la bellezza, De Waal ci racconta non solo la storia di questa collezione, ma anche e soprattutto la storia della sua famiglia di origine ebraica, i von Ephrussi, che da Odessa si trasferiscono prima a Parigi e poi a Vienna. Charles Ephrussi, da cui De Waal discende, è colui che dà libero sfogo alla sua passione per l’arte, invece di impiegarsi nella banca di famiglia. Diviene collezionista, mecenate, direttore della Gazette del des Beaux-Arts. Un personaggio veramente affascinante, sul quale Proust disegnerà la figura per il suo Swann. Charles dona questa collezione a suo cugino Viktor, e da Parigi ci spostiamo in una Vienna di inizi ‘900, nel suo pieno splendore. Purtroppo, però, con l’avvento del nazismo la famiglia von Ephrussi viene espropriata di tutte le sue opere d’arte, oltre che delle sue ricchezze. Questa preziosa collezione viene salvata dall’intervento di una governante che, nascondendo le minisculture nelle tasche del suo grembiule, riesce infine a restituirla ai legittimi proprietari, fino ad arrivare ai nostri giorni in casa di Edmun De Waal. A tutti quelli che amano la storia, le saghe familiari, e amano l’arte, consiglio questo libro. Buona lettura!

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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paola evangelista 29 novembre 2017
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E' un libro affascinante che ricostruisce il peregrinare per il mondo, in particolare l'Europa, poi fino al Giappone di minuscole sculture giapponesi, i netsuke, che servivano ai samurai per fermare al kimono la scatoletta del tabacco. La loro funzione originaria è poco importante, ciò che è importante è la loro bellezza, vere opere d'arte. Raccontando il loro vagabondaggio l'autore in realtà ricostruisce la storia della sua famiglia. Ricchi ebrei che vivono nel lusso dalla fine dell'800 fino alla seconda guerra mondiale. E' la storia di una famiglia ed è nello stesso tempo la storia dell'Europa e delle terribili distruzioni che il nazismo ha portato con sé. Da leggere come un romanzo, senza dimenticare che queste deliziose opere d'arte hanno visto dolore e sangue e si sono salvate per un caso fortunato.
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SALVATORE LO IACONO 29 novembre 2011
Chi erano gli Ephrussi? Cosa sono i netsuke? È possibile, dopo anni di ricerche, scrivere in meno di quattrocento pagine sontuose e dettagliate – senza giudizi e sentimentalismi – una vicenda lunga un secolo e mezzo che si svolge in tre continenti? Le risposte si trovano in questo volume prodigioso, opera di non fiction, che ha i tratti del memoir familiare, ed appartiene a molti generi e a nessuno, intrecciando storia, letteratura di viaggio, arte. L’ha scritta Edmund de Waal uno degli ultimi eredi di una dinastia ebraica originaria di Odessa, gli Ephrussi. La voce del narratore cede il passo talvolta a quella del divulgatore – i ferri del mestiere sono quelli dello storico dell’arte – con una cura del dettaglio e del particolare fuori dal comune. Il contesto storico e geografico in cui si muovono gli Ephrussi è quanto di più affascinante abbiano offerto gli ultimi due secoli: la Parigi bohémien di fine Ottocento, quella della Terza Repubblica, la Vienna dei primi del Novecento (quella di Freud e Klimt), prima e dopo lo smembramento dell’impero austro-ungarico, il Giappone post-bellico. Nel paese del Sol Levante, negli anni Novanta, de Waal riceve la collezione di 264 netsuke dal prozio Ignace, detto Iggie: i netsuke sono minuscole sculture settecentesche in legno, avorio o ambra (raffiguranti animali, uomini e oggetti di uso quotidiano), qualcosa in più di un pretesto per ricostruire vite care e lontane, visitando i luoghi, raccogliendo testimonianze, attingendo a riviste e foto d’epoca, epistolari, opere d’arte. Lettura appagante e appassionante.
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