Leggere "Esercizi di memoria" è come ascoltare un nonno saggio che racconta storie. Ogni pagina è un tuffo nei suoi ricordi, narrati con quella voce inconfondibile che riesce a rendere straordinario anche il quotidiano. Mi ha colpito la semplicità con cui Camilleri trasforma episodi della sua vita in racconti vibranti di umanità.: che parli della sua infanzia in Sicilia o di incontri sorprendenti, ogni storia evoca immagini vivide e lascia un senso di dolce malinconia. Questo libro mi ha fatto riflettere sull’importanza dei ricordi, anche quelli che sembrano insignificanti, come piccoli pezzi del puzzle della nostra vita. È una lettura che scalda il cuore e mi ha fatto apprezzare ancor di più il talento di Camilleri nel catturare l’essenza della vita con leggerezza e profondità.
Esercizi di memoria
Questo è Camilleri. Poi a novant'anni arriva il buio. E così come non era terrorizzato dalla pagina bianca, combatte anche l'oscurità della cecità e inizia a dettare
«Una nuova madeleine offerta dal nostro Camilleri: il sapore si avvicina più a un arancino di riso siciliano che a un biscottino francese, e trascina con gusto indietro nel tempo, con aneddoti che sono come capsule temporali di un’Italia che non c’è più.» – Serena Dandini, Io Donna
«Camilleri, lo scrittore cieco dai mille occhi e dalle mille memorie, ci racconta la sua piccola epica nei luoghi reali della sua vita, tutti ricoperti di magia. Quella che nessuna cecità potrà occultare e disperdere.» – Il Messaggero
«Ogni mattina alle sette, lavato, sbarbato, vestito di tutto punto mi siedo al tavolo del mio studio e scrivo. Sono un uomo molto disciplinato, un perfetto impiegato della scrittura. Forse con qualche vizio, perché mentre scrivo fumo, molto, e bevo birra. E scrivo, io scrivo sempre»
La sua produzione letteraria trova nell'oralità una nuova via per raccontare le sue storie. Ma se forte era la sua disciplina prima, lo è ancora di più oggi che può contare esclusivamente sulla sua memoria. E quindi occorre tenerla in esercizio: osservare nei dettagli i ricordi, rappresentarsi nella mente le scene. Quelli qui pubblicati, come dice lui, sono i compiti per l'estate: 23 storie pensate in 23 giorni, che raccontano come nitide istantanee la sua vita unica e, sullo sfondo, quella del nostro Paese. La memoria qui non è mai appesantita né dalla malinconia né dal rimpianto. Per questo Camilleri ha chiesto a chi parla attraverso i colori, le forme e i volumi di rendere il suo esercizio più godibile, più leggero, più spettacolare. «L'ideale della mia scrittura è di farla diventare un gioco di leggerezza, un intrecciarsi aereo di suoni e parole. Vorrei che somigliasse agli esercizi di un'acrobata che vola da un trapezio all'altro facendo magari un triplo salto mortale, sempre con il sorriso sulle labbra, senza mostrare la fatica, l'impegno quotidiano, la presenza del rischio che hanno reso possibili quelle evoluzioni. Se la trapezista mostrasse la fatica per raggiungere quella grazia, lo spettatore certamente non godrebbe dello spettacolo.» Con illustrazioni di Alessandro Gottardo, Gipi, Lorenzo Mattotti, Guido Scarabottolo e Olimpia Zagnoli.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Mt93 11 gennaio 2025
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Vincenzo Vitale 07 gennaio 2021
I problemi alla vista di Andrea Camilleri ormai gli impediscono di scrivere. Come lui stesso dice, vive di ricordi che, fortunatamente, ha voluto "dettare" in questo libro, condito da illustrazioni di 5 grandi artisti, una più bella dell'altra. Ricordi, i suoi, non fatti di solo di "mamma, papà ed affini" (importanti anche quelli), ma una "ripassata" veloce, stravagante e scanzonata (come è nello stile dell'autore) tra i nostri più grandi interpreti del '900, "dettata" da colui che ci ha vissuto, collaborato, mangiato...! Nomi straordinari. Un libro che alla fine ti fa riflettere, perché, chi come me è nato negli anni ottanta, novanta, duemila...si rende conto che è un po' come in quella scritta sul muro di un cimitero quando il Napoli vinse il primo scudetto: «Che vi siete persi».
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Renzo Montagnoli 17 settembre 2018
Come assai opportunamente l’autore precisa in una sua introduzione all’opera la stessa è stata concepita come un esercizio per le vacanze trascorse nell’estate del 1916 nella casetta sul Monte Amiata. L’età, che inevitabilmente trasforma e storpia anche la memoria, con l’aggiunta della sopravvenuta cecità, fanno sì che questi ricordi messi giù come racconto costituiscano per Camilleri soprattutto un punto fermo e cioè abbiano lo scopo di evitare le assai probabili future dimenticanze. Al lettore queste prose possono far pensare, giustamente, a una sorta di autobiografia non consequenziale, cioè a un insieme di episodi che possono far sapere qualcosa di più sul trascorso dell’autore. Preciso subito che non si racconta di eventi eclatanti, anzi, tranne pochi casi, di tratta di fatti che sconcertano nella loro banalità e che possono essere riferiti anche a vite di altre persone. Chi si aspettasse un Camilleri segreto, una figura dal passato epico, è meglio che si metta l’animo in pace, perché Camilleri è un comune mortale. Ciò non toglie che, nella sua non certo corta vita che ha attraversato un periodo storico memorabile per l’Italia, ci siano stati episodi che, almeno a puro titolo di curiosità, possono interessare, quali, per esempio, la storia quasi kafkiana delle ceneri di Pirandello, o la vicenda dell’ingegnere che in periodo bellico si diletta a costruire aquiloni con i quali intende bombardare Malta, per non dimenticare poi l’incontro con i briganti della banda del famigerato Salvatore Giuliano, oppure la fallita intervista a Luciano Liggio. L’episodio migliore, però, almeno secondo me, è il colloquio con Eduardo De Filippo sulla sua isola nel golfo di Napoli. Meno interessanti e, a parer mio, addirittura noiose sono le prose ove si racconta di incontri con artisti del mondo delle lettere e dello spettacolo. Forse per l’autore hanno un’importanza tutta particolare che invece non riesce a cogliere chi vive fuori da quel mondo. Nel complesso, benché fra alti e bassi, la lettura è abbastanza interessante, ma non rivela nulla di più di Camilleri di quanto già conosciamo.
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