Vite spezzate ed interrotte. La voce dei reietti, ragazzi incatenati all’inconsistenza della realtà, un presente vacuo, dove si è persi prima di iniziare a vivere. Nella disperazione periferica in cui annaspano, alcuni ragazzi hanno dei sogni, delle ambizioni, ma molti, la maggior parte, non hanno speranza, nutrono rabbia, sono in conflitto con il mondo e con loro stessi. Con il loro mondo. Non si esce dal ghetto. La povertà e la miseria li unisce e li divide, li accomuna e li separa. A diciassette anni hanno il ferro intorno al cuore, la corteccia sulla pelle eppure sono fragili, adolescenti frustrati per la loro condizione senza futuro. Gli occhi indagano, gli sguardi sentenziano, la violenza è la meta. Le possibilità di uscire da questa condizione sono due, abbandonarsi o fuggire. Entrambe fanno in pezzi i giovani. In questo quadro di sconforto ed afflizione, le parole taglienti come lame di Ananda Devi sono delle pugnalate al cuore. L’autrice mauriziana grida silenziosa lo status in cui si vive nei sobborghi di Port Louis, troppo lontano da noi per conoscerlo ed al tempo stesso così simile alle periferie delle nostre città. Dà voce a dei ragazzi che vivono fuori dagli schemi, si sentono inadatti alla vita. La rabbia e la frustrazione dilagano e la voglia di vendetta vince quella del riscatto. Mi ha rapito. La lettura mi ha trascinato davanti alla realtà disagiata di ogni periferia che tutti fingono di non vedere. Le dure parole dell’autrice hanno generato in me un turbinio di dolore difficile da dimenticare. Un romanzo potente e vero, una scrittura cruda ma avvolgente, una storia reale e impossibile.
