A mio avviso La fabbrica delle nuvole è una bella prova di scrittura e prima ancora di ‘lettura’. Ammetto che per aprire il libro ho dovuto superare qualche difficoltà iniziale: quasi 500 pagine scritte in caratteri piccoli possono scoraggiare lettori un po’ frettolosi come me, ma una volta entrati nel gioco, come succede con i malloppi di Ken Follett o Stephen King, non si vorrebbe più uscirne. Il libro è scritto bene. La narrazione procede liscia e scorrevole, con una tecnica cinematografica che con dovizia di particolari rende visibili i personaggi e le situazioni come se stessimo guardando un film. A seconda dei personaggi e delle vicende Il registro linguistico varia dal romantico al colloquiale. Leggiamo una frase poetica: “Tu stenderai le lenzuola al vento, in giardino… e sentirò il profumo delle siepi di lavanda che tu avrai piantato per me…” ma anche: “Lei era il mio tutto, e andava a finire che proprio il mio tutto mi aveva mandato a puttane l’esistenza” - che va detto così. La struttura del racconto è complessa perché la scrittrice, in prima persona e coinvolta nella storia col nome di Rebecca, si fa aiutare da molteplici narratori: l’eroina stessa, Elvira, che non c’è più ma che ha lasciato un lungo diario e Giovanna, la nonna-mamma di Rebecca e cognata di Elvira, che fa da tramite tra i due piani della narrazione. Il narratore multiplo fa pensare alle grandi storie dell’ottocento, dal sublime Cime Tempestose a Frankenstein e Dracula, per limitarci a qualche esempio di letteratura inglese! Il romanzo è anche una bella prova di ‘lettura’. Nonostante la giovane età della scrittrice, nel libro si avverte l’eco di un patrimonio di letture classiche che danno spessore alla storia e ai suoi personaggi mettendoli in relazione con quelli dei poeti e romanzieri del passato. Sono presenti i grandi archetipi della letteratura mondiale. Al centro c’è il tema dell’amore, felice e potente quando sboccia tra due anime affini, ma spesso contrastato e impedito fino alla morte stessa di uno o di entrambi gli innamorati. Sono colpevoli il destino crudele, le convenzioni sociali o l’assoluta malvagità di persone, quasi sempre di genere maschile, che negano ad altre persone, quasi sempre donne, la libertà di vivere gioiosamente i propri sentimenti. Gli innamorati di questa storia sono Elvira e Giacomo e i villain, i ‘cattivi’ che li tormentano sono almeno due, il marito Giancarlo e sua madre Adele, volutamente rappresentati in modo manicheo, cioè senza sfumature, lui una bestia violenta e lei un novello Jago. Ma non mancano gli eroi positivi, prima di tutto Elvira e Giacomo che riescono a sfidare la morte pur di vivere qualche pericoloso momento di pura felicità. Ad essi si aggiungono la buona e coraggiosa amica Cosetta, con la sua rischiosa complicità e Giovanna stessa, la nonna di Rebecca, che pure nel finale a sorpresa rivelerà qualche pecca. Nel finale si potranno anche fare ipotesi sul significato del titolo: “Avrei volato sopra le nuvole, attraverso la loro candida trasparenza da presenza immutabile sopra le vite delle persone…” E qui mi viene da pensare alla neve che alla fine di The Dead (Joyce, Gente di Dublino) scende dolcemente sopra i vivi e sopra morti.
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Anno edizione:2018
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In commercio dal:19 dicembre 2018
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