Favole di libertà
Antonio Gramsci è "oggi uno degli autori italiani più conosciuti nel mondo." Ma tranne rare eccezioni, nella sinistra e nel mondo accademico in Italia questo produce olimpica indifferenza. Non mancano grandi omaggi anche sul piano istituzionale, come di recente in occasione dei 70 anni dalla morte, ma in realtà è un vizio antico quello di non prendere davvero in considerazione l'opera di Gramsci e di ignorare l'uomo e il comunista per celebrare una sorta di eroe fuori dallo spazio e dal tempo. In un uomo così è molto facile ed autoderesponsabilizzante (leggi: scaricabarile) vedere virtù e possibilità sovrumane: "se soffre, soffre perché può e comunque non è quella la sua missione? Poi, dato che il tutto fa parte del suo dovere morale, perché non soffre un po' di più?" Così, con aspro humour nel maggio del 1930 Gramsci scrive di questo alla cognata Tatiana. Una dinamica autoderesponsabilizzante che si perpetua in quanti fanno oggetto Gramsci di omaggi rituali, rifiutandosi così di fatto di raccogliere la sua eredità politica e culturale. Insomma, è più facile coltivare dei miti che confrontarsi coi problemi che certi uomini pongono ancora.
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Anno edizione:2008
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In commercio dal:1 gennaio 2008
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