La rimpatriata di un gruppo di amici in un isolato rifugio di montagna si trasforma in qualcosa di molto strano, apocalittico in tutte le accezioni che l’aggettivo può assumere. Senza dire altro per non rovinare la lettura a chi è interessato, dirò solo che questo genere di romanzi si giocano tutto col finale (o sulla spiegazione dell’evento, se dovesse essercene una). Anche perché lo stile è acerbo e farraginoso tipico di un debuttante (a cui niente è riuscito a dare la traduzione di Bruno Arpaia), e i personaggi risultano banalotti e privi di tridimensionalità (tanto che non ci si affeziona a nessuno in particolare). Il senso di irresolutezza domina nel mare magnum di luoghi comuni e stereotipi. Forse nel 2009, anno di uscita del libro, poteva risultare un po’ più originale. Bella la copertina di Guido Scarabottolo.
Fine
Un gruppo di vecchi amici si ritrova dopo venticinque anni per trascorrere il fine settimana in un rifugio di montagna, onorando così una promessa di gioventù: tornare per vedere le stelle. Ormai non hanno più nulla in comune, tranne delusione e fallimenti della mezza età, e un torbido episodio del passato, di cui era stato vittima un altro enigmatico membro della compagnia, soprannominato «il Profeta». Sotto il cielo nuvoloso, tra bilanci, ripicche e rancori mai sopiti, la gita non comincia nel migliore dei modi. Ma finalmente, verso la mezzanotte, le stelle si mostrano brillanti come non mai. È allora, però, che iniziano le tensioni più gravi: di colpo tutti gli apparecchi elettrici smettono di funzionare. Al mattino uno degli amici è sparito. È solo il primo di una serie di episodi misteriosi, che ognuno dei protagonisti interpreterà secondo le proprie particolari ossessioni. Man mano si ricompone lo schema intricato dei rapporti che li avevano uniti in passato, mentre percorrono, in cerca di risposte, i venti chilometri che li separano dalla città più vicina, in un paesaggio apocalittico dove la Natura è in piena ribellione: una minaccia sempre più incombente sembra avvolgerli, nell'angosciosa assenza di ogni traccia umana. David Monteagudo, con la sua scrittura essenziale eppure altamente descrittiva, con i dialoghi cinematografici che cesellano i personaggi, ha creato un romanzo inquietante, asfissiante, ossessivo.
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Lingua:Italiano
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Raccontista 02 aprile 2024
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