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Recensioni La forma del silenzio

La forma del silenzio di Stefano Corbetta
Recensioni: 5/5

Libro candidato da Lorenza Foschini al Premio Strega 2021

Uno sguardo profondo sulle nostre solitudini, su come il male può piegarci ma anche risvegliare le forze che ci trasformano.

Se doveva dire qualcosa, stringeva gli occhi e si metteva a tracciare segni nell'aria senza mai distogliere lo sguardo da chi gli stava di fronte, una preghiera che recitava con il corpo, parole mute che sgorgavano da un angelo ferito.

Leo ha sei anni. È nato sordo, ma la sua infanzia scorre serenamente. Con la sua famiglia, Leo parla la Lingua dei Segni, e quella degli affetti, che assumono forme inesplorate nei movimenti delle mani dei genitori e della sorella Anna. Ma è giunto il tempo della scuola e Leo viene mandato lontano da casa, a Milano, in un istituto che accoglie bambini come lui. Siamo ai tempi in cui nelle scuole è vietato usare la Lingua dei Segni. All'improvviso per Leo la vita diventa incomprensibile, dentro un silenzio ancora più grande di quello che ha vissuto fino a quel momento. Poi, in una notte d'inverno del 1964, Leo scompare. A nulla servono le ricerche della polizia: di Leo non si ha più notizia. Diciannove anni dopo, nello studio della sorella Anna, si presenta Michele, un compagno di Leo ai tempi della scuola. E inizia a raccontare la sua storia, partendo da quella notte d'inverno.

Proposto da Lorenza Foschini al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Desidero segnalare per il Premio Strega il libro di Stefano Corbetta: La forma del silenzio, edito da Ponte alle Grazie. Un romanzo che offre uno sguardo sulle nostre solitudini, su come il male può piegarci, ma anche risvegliare le forze che ci trasformano. Con uno stile intenso, coinvolgente e al tempo stesso delicato, l’autore racconta la storia molto particolare di un bambino nato sordo, Leo, che improvvisamente scompare in una notte di dicembre del 1964. Nel 1983, diciannove anni dopo, la sorella Anna, spinta da alcune rivelazioni di uno sconosciuto, inizia le ricerche del fratellino. Durante l’investigazione la giovane donna incontrerà persone che susciteranno in lei sentimenti nuovi e contrastanti che influenzeranno e per certi aspetti cambieranno la sua vita. Una riflessione sul rapporto tra identità e linguaggio, dove il silenzio diventa voce e assume la dimensione della rivelazione. Una storia avvincente che trattiene il lettore fino all’ultimo, lasciandolo coinvolto e al tempo stesso sorpreso da un finale sconcertante e inatteso. La scrittura di Corbetta ha una notevole forza visiva e riesce a trasformare la vicenda in immagini nitide. La tenuta narrativa è molto solida, anche grazie all’equilibrio che Corbetta raggiunge nell’intreccio tra l’indagine privata di Anna e il contesto storico in cui il piccolo Leo è vissuto, caratterizzato ancora dal clima oscurantista seguito alle decisioni del Congresso Internazionale sull’educazione dei sordi nel 1880. La storia ha anche al suo interno un elemento di attualità: a tutt’oggi l’Italia è l’unico paese in cui la Lingua dei segni non è ufficialmente riconosciuta e in questo senso La forma del silenzio richiama l’attenzione su un problema reale di mancata inclusione sociale e di barriere alla comprensione e alla comunicazione.»

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