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A seguito della lettura del libro Franca Viola. La ragazza che disse no. di Katja Centomo, alcune alunne della terza media dell'IC Verdi di Corcagnano (PR) ci raccontano la storia che scosse l'Italia perbenista degli anni Sessanta, grazie al coraggio di Franca Viola che si ribellò a un destino funesto già scritto per lei
Negli anni Sessanta, in un piccolo paese della Sicilia, una ragazza cambiò la storia d'Italia. Denunciando l'uomo che l'aveva rapita e violentata, Franca Viola si oppose alla cultura che obbligava la vittima di uno stupro a sposare il carnefice. Un atto di coraggio che mise fine a una clamorosa ingiustizia.
Chiara, una ragazza che frequenta il liceo classico, è stata rimandata in italiano e deve scrivere un testo su una donna eroina.
Durante una vacanza in Sicilia, insieme alle sue amiche Dafne e Costanza, una delle due si ricorda di una storia che le era stata raccontata quando era bambina. Decidono quindi di approfondire l’argomento tramite internet per poi raccontarla tutte insieme alla sera.
Era la storia di Franca Viola, una ragazza molto coraggiosa che il 26 dicembre 1965, all’età di 17 anni, venne perseguitata, rapita e violentata in un casolare in campagna dal suo ex ragazzo Filippo, un mafioso di Alcamo, il suo paese.
Franca riuscirà a salvarsi e troverà il coraggio di denunciare il suo aguzzino e di sposare l’uomo che amava veramente. Franca Viola è stata la prima donna ad opporsi al cosiddetto “matrimonio riparatore”: senza pensare al giudizio degli altri, lei ha messo fine all’ingiustizia in base alla quale le donne vittime degli stupri dovessero sposare i loro violentatori, si è opposta alla falsa idea che sposare il suo stupratore fosse una cosa positiva e che difendesse il suo onore.
Questo libro riesce a fare il suo lavoro. Suscita nel lettore quel senso d’ingiustizia nel veder strappato il suo diritto di scegliere a una ragazza dolce, che vedeva del buono in tutti.
La triste storia di Franca Viola fa pensare a quanto si possa essere fortunati a essere nati in questo secolo in cui tanti dei diritti negati un tempo ora sono riconosciuti e rispettati, talvolta, purtroppo, addirittura dati per scontati.
Viene la genuina voglia d’informarsi di più sull’argomento e di scoprire i nomi e le rispettive vicende di tutte quelle donne che, come Franca Viola, hanno combattuto, tante volte da sole, per prendersi i diritti che spettavano loro e che spettano a tutti gli esseri umani.
Oggi, nel 2023, in buona parte del mondo le donne possono affermare di avere gli stessi diritti di un uomo, ma se questo è possibile dobbiamo ringraziare persone che hanno dato la vita per ottenerli.
In Italia le donne ottennero il diritto di voto solo nel 1946, assai tardi rispetto ad altri paesi, come quelli scandinavi, ma è pur vero che alcuni stati lo hanno concesso ancora più tardi del nostro Paese, come in Arabia Saudita (nel 2015).
Il suffragio femminile è una delle tappe più importanti, senza dubbio la prima, nella lotta delle donne per la loro emancipazione, ma oltre che nella sfera pubblica, le donne hanno dovuto lottare duramente per emanciparsi anche nella sfera privata, ove a lungo sono state considerate “proprietà” del padre, del fratello o del marito.
Poi nel 1970 è arrivata la legge sul divorzio, nel 1978 quella sull’aborto e nel 1981 quella che aboliva il “matrimonio riparatore”: quest’ultima deve la sua approvazione proprio a Franca Viola e al suo coraggio di denunciare il suo violentatore, scegliendo di essere libera e di sposare l’uomo da lei amato.
La legge sul matrimonio riparatore è un lascito legale fascista. L’art. 544 del codice penale “Rocco” prevedeva che per il colpevole di stupro il reato si estinguesse se lo stesso si rendeva disponibile a sposare la vittima, spesso minorenne. All’epoca lo stupro non era considerato un reato contro la persona (lo diventerà nel 1996), ma contro la morale
pubblica. La donna vittima di stupro doveva sposare il suo violentatore per non macchiare il suo onore.
In Italia di strada se ne è fatta, ma siamo ancora lontane dal poterci sentire libere di essere quello che vogliamo, visto che le violenze sessuali continuano ad essere ancora all’ordine del giorno.
Katja Centomo nasce ad Aosta nel 1971. La sua passione per la scrittura comincia con i fumetti e, dopo avere scoperto il suo talento, inizia a disegnare personaggi e a scrivere libri di narrativa, come Tilly Duc - Il segreto della Casa dei tetti blu e La strada per Pont Gun, ma anche La fune d’acciaio, In fondo al crepaccio. Cronaca di un soccorso impossibile.
A partire dal 2002, insieme al marito, dirige lo studio editoriale Red Whale e nello stesso anno inizia a produrre la sua prima serie: Monster Allergy, con un totale di 52 episodi.
La scrittrice è una narratrice transmediale, declinando le storie raccontate su più piattaforme e integrando un numero maggiore di media, si ottiene così un'esperienza narrativa più completa.
Questo storytelling transmediale, proprio perché integra tecnologie differenti, arriva ad un pubblico più variegato ed è apprezzato e conosciuto da molti ragazzi come noi.
Recensione a cura di: Arianna Ampollini (3A), Viola Zandonella (3A), Blanca Viola (3D), Martina Moretti (3D)
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