Furland® parte con un certo senso di estraniazione. Si fa fatica a capire dove si è, perché, chi siano i soggetti in gioco, quale ambientazione crearsi nella propria testa. Poi in realtà basta abbandonarsi alla piacevole lettura. E tutto scorre. Bravo Avoledo senz'altro per farci leggere un qualcosa che avrebbe meritato forse uno sviluppo maggiore: l'idea è assai buona, l'Amato Leader di una poco nota e bellissima regione italiana (eh sì, lasciatemi manifestare questo mezzo sangue friulano che scorre in me!) che la fa assurgere a uno Stato (quasi) vero e proprio, ma ahinoi trasformato in Parco Divertimenti. Iperbole di certe idee (passate, ah come ovviamente e repentinamente passate!) di indipendentismo, di idee di nazioni inesistenti, di creazioni di miti senza nessun ancoraggio storico-culturale: iperbole ben riuscita, mi si permetta, - d'altra parte il Bel Paese dei Prima i Lombardi (Friulani e bla bla bla), Milano Capitale, Vesuvio dacci una mano e improvvisamente Prima il Nord, Nord Indipendente, Padania Libera e dopo ancora Prima gli Italiani, l'Italia che vogliamo ... di 'sto passo finiremo per sentire dalle stesse luride bocche anche un Prima l'Europa, Viva l'Europa dei Popoli Uniti... - ecco forse la metafora dell'enorme parco giochi, dei buffoni per professione, è più che azzeccata, appunto. Ho letto in giro una bella definizione per Furland®: "distopico, ma non ucronico", approvo molto. Più che un romanzo, una metafora iperbolica, come si diceva sopra: chi sono i buoni, chi i cattivi, quando i sogni si tramutano in incubi, verso quale società andiamo incontro (bellissimi i riferimenti al giorno d'oggi)? Un libro da leggere, come si suol dire, tra le righe. Migliorabile, ma è un'ottima sceneggiatura alla Black Mirror.
