Ho letto pareri molto discordanti su questo romanzo. Incuriosita dalla trama, alla fine si è rivelato essere un libro piacevole.
La gabbia di vetro – pubblicato nel 1966 con il titolo The Glass Cage: An Unconventional Detective Story – cattura con una trama avvincente, incuriosisce con i suoi intriganti enigmi filosofici, trabocca di un vitalismo pulsante e ci restituisce una Londra in pieno swinging, pullulante di cocktail e ricevimenti, popolata di pub, dopolavoro malfamati e club equivoci.
«Colin Wilson, così come Stephen King, che a lui si ispira, svela i demoni che si nascondono sotto la superficie quotidiana delle cose» - The National
«Un thriller psicologico intelligente, dalla trama ingegnosa, ben costruita e mai superficiale. Si legge tutto d’un fiato» - The Observer
«Colto e ammaliante... ben oltre il solito giallo» - Hollywood Reporter
Un serial killer semina il panico a Londra. Dopo aver squartato le sue vittime, lascia delle misteriose scritte sui muri lungo il Tamigi: versi del poeta mistico William Blake. Qual è il motivo di una tale inaudita ferocia? E quale significato recondito nascondono quei versi? Non resta che chiedere aiuto al più grande esperto inglese di Blake: Damon Reade, un giovane studioso che vive isolato nelle campagne del Lake District. Tutti gli indizi portano a un certo Gaylord Sundheim, ma quando Damon si trova a tu per tu con il presunto assassino, le sue certezze crollano: un così profondo estimatore di Blake sarebbe davvero capace di compiere quei misfatti? Sullo sfondo della 'swinging London' degli anni '60, un thriller intellettuale che sviscera con giocosa leggerezza e insaziabile curiosità temi come l'oppressione, la perversione, il superamento dei confini della conoscenza e i risvolti più inquietanti della passione.
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Milano, Carbonio, 2018, 8vo brossura con copertina illustrata a colori, pp. 265. Ottime condizioni.
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Anno edizione:2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Annalisa 13 aprile 2022
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FEDERICA ABRAMO 30 luglio 2020
Romanzo ricchissimo. Nella trama echeggiano le visioni poetiche di William Black, richiami al Dr Jeckyll /Mr Hyde di Stevenson, alla vicenda di Jack lo Squartatore, al caso Lepold-Loeb (raccontato da Levin in Compulsion), a quello del macellaio di Cleveland. Eppure, il romanzo non è cupo proprio per niente, perché l'intelligenza filosofica dell'autore è talmente potente da far spostare il focus dall'indagine alla psicologia dell'assassino e qui se ne vedono delle belle. Mettiamoci poi un detective che proprio non ti aspetteresti - una sorta di nerd postvittoriano - più l'atmosfera frizzante e dissoluta della Swinging Londra, pullulante di cocktail e ricevimenti, pub e club equivoci, e la lettura diventa veramente esaltante. E infatti ci vuole un po' per riprendersi dal rammarico di averla terminata. Colin Wilson è uno scrittore che dà dipendenza. Meno male che in contemporanea si sta pubblicando la trilogia di Gerard Sorme, di cui ho appena iniziato Riti notturni, e l'autore sta mantenendo tutte le premesse.
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