Gente non comune. Storie di uomini ai margini della storia
La "gente non comune" protagonista di questi saggi è quella che viene di solito considerata proprio "gente comune", senza nome e senza storia, e che non solo costituisce la massima parte della razza umana, ma ha un ruolo fondamentale nella storia. Così l'autore studia episodi significativi che hanno per protagonisti gli uomini e le donne delle classi "inferiori" fra la fine del Settecento e il Novecento: dalla protesta anti-industriale dei luddisti che distruggevano le macchine alla nascita della festa del Primo maggio, dalla vicenda del bandito Giuliano agli eroi del Jazz, dalla dinamica della guerriglia in Vietnam a quella della caccia alla streghe del senatore McCarthy.
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Rizzoli (Collana storica); 2000; Noisbn ; Rilegato con sovracoperta; 23 x 16,5 cm; pp. 447; Traduzione di S. Galli, S. Mancini. Prima edizione. ; minimi segni d'uso alla sovracopertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; Questo libro ha per oggetto quasi esclusivo quel genere di persone il cui nome di solito resta del tutto scono- sciuto, se non a familiari e vicini e, nelle moderne organizzazioni statali, agli uffici che registrano nascite, matrimoni e morti.» Gente senza nome e, a prima vista, senza storia: se i protagonisti di questi saggi non fossero esistiti, la grande storia del mondo non dovrebbe essere riscritta. Eppure, come dimostrano le analisi acute e brillanti di Eric Hobsbawm, le persone presentate in queste pagine sono davvero «gente non comune»: non solo perché la loro vita è piena, interessante e rivelatrice (benché nessuno si sia preso la briga di raccontarcela), ma perché considerati collettivamente, come masse o come movimenti organizzati, questi uomini e queste donne sono attori principali sulla scena dei cambiamenti storici. Ecco perché Hobsbawm si sofferma su momenti ed episodi significativi della vita delle classi «inferiori» tra Settecento e Novecento: dalla protesta contro la modernità dei luddisti che, agli albori della rivoluzione industriale, distruggevano le macchine al radicalismo politico dei calzolai dell'Ottocento; dalla nascita della festa del Primo Maggio all'occupazione della terra da parte dei contadini peruviani; dal mito del bandito Giuliano a una bizzarra figura di «cattivo» dell'era della caccia alle streghe del senatore McCarthy; dalla dinamica della guerriglia in Vietnam e della protesta del Maggio francese ai ritratti degli eroi di «una delle poche forme d'arte le cui radici affondano esclusivamente nella vita delle classi povere», il jazz. Alla base di questi studi, pubblicati tra l'inizio degli anni Cinquanta e la metà dei Novanta, c'è una profonda unità tematica: il desiderio di capire (e di...
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