Mi fa piacere aver rimesso mano a questo libro che è il secondo nella serie ‘Harry Bosch’ di Connelly. Ci sono nuovi dettagli del passato del detective angeleno e comincia proprio da qui a prendere i contorni la storia personale che ne ha formato il carattere così insofferente nei confronti della burocrazia e del potere e così comprensivo e caritatevole verso chi lotta per la sopravvivenza e per il proprio futuro. Una carica umana alla quale Connelly espone Harry Bosch e noi dietro a lui a respirarne l’odore pesante della delusione, ma anche il delicato profumo della soddisfazione per aver fatto ancora una volta la scelta giusta. Per il resto il plot - ed è quello che mi piace di più - è costruito sapientemente e si incastra, fatto non nuovo per Connelly, perfettamente nel vissuto di Los Angeles per poi trascinarci, a sorpresa, sino in Messico dove Connelly fa ancora le cose che sa fare bene delineando in poche pagine la storia di due città affacciate una sull’altra - Calexico e Mexicali - salvo poi spingersi imprudentemente sino ai confini tra il romanzo giallo classico e la action story dove, ahimè, Connelly mostra qualche limite.
Ghiaccio nero
In un motel di periferia viene rinvenuto il cadavere di un poliziotto. Si è sparato alla testa con un fucile a canna doppia e ha lasciato un biglietto d'addio. Sembra un caso semplice, ma Harry Bosch, detective della divisione Hollywood a Los Angeles, non è convinto. Calexico Moore, il presunto suicida, stava indagando sul traffico di una nuova droga, il "ghiaccio nero", e Bosch sapeva che non aveva alcun motivo di togliersi la vita. Deciso ad andare fino in fondo, Bosch si fa mandare in Messico per continuare l'indagine iniziata da Moore.
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Anno edizione:2014
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Formato:Tascabile
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Un’altra bella storia complessa per il secondo libro della serie di Bosch. Anche se ritroviamo lo stesso personaggio incasinato del primo, non c’è vera episodicità, poiché solo grazie alla lettura del primo libro lo si può capire a fondo. Bosch è di ritorno dalla vacanza presa dopo il primo caso e adesso si avvicina il periodo natalizio, causa per lui di ulteriore depressione. Tutta la storia si svolge in pochi rocamboleschi giorni. C’è anche un breve accenno, senza fare il nome, a un personaggio del libro precedente, che, a quanto pare, tornerà nel successivo. Stavolta l’argomento è il traffico di droga attraverso il confine col Messico e i suoi legami con la polizia. Le atmosfere mi hanno ricordato il film “Sicario”. Connelly ti mette davanti agli occhi tutti gli elementi, ma ti distrae con tanti e tali dettagli (bellissime le descrizioni e riflessioni su Los Angeles, come pure quelle sulle due città di confine: hai proprio l’impressione di sentirti lì) che ti accorgi dell’ovvio solo alla fine, quando te lo sbatte davanti quasi di soppiatto. Non manca la parentesi romantica, sebbene come sempre sottesa da una certa malinconia e disperazione. Mi è piaciuta la risoluzione della storia in cui il protagonista decide di non seguire le regole e il finale aperto sulla vita di Bosch.
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