ra i meno famosi romanzi di Emile Zola, ma non per questo di minor pregio, La gioia di vivere (La joie de vivre), dodicesimo romanzo del ciclo Rougon-Macquart, fu pubblicato a puntate dalla rivista "Gil Blas" dal novembre del 1883 e in volume dall'editore Charpentier nel febbraio 1884. Ambientato nel 1863 nel borgo marinaro di Bonneville, a pochi chilometri da Arromaches - Les - Bains in Normandia, ha come protagonista Pauline Quenu, figlia di Lisa Macquart e M. Quenu salumieri parigini, apparsi nel romanzo del 1873 Il ventre di Parigi. Scrive Mariolina Bertini: "La protagonista Pauline contrappone la propria energia caritatevole all'egoismo del fidanzato, Lazare, che accumula fallimenti in ogni campo, giustificando la propria morbosa disperazione con la filosofia pessimista di Schopenhauer. Ben più schopenhaueriana di lui, in realtà, è Pauline, che incarna la compassione teorizzata dal filosofo tedesco; e il contrappunto psicologico tra i personaggi, tra i quali si insinua la languida e seducente Louise, mostra ancora una volta quanto sia da accantonare il diffuso pregiudizio che fa di Zola un autore negato alle sottigliezze psicologiche, a suo agio soltanto sul terreno della descrizione, dell'analisi sociale e della dimostrazione scientifica ". Figura diversa dalle altre donne presenti nei romanzi di Zola, in forte antitesi con la cugina Nana, fatal femme, cocotte, gelida, insaziabilmente avida di lusso e di piaceri, molto egocentrica ed egoista, Pauline è onestà, buona d'animo, pronta al sacrificio di se stessa per gli altri, "mossa da quella carità attiva che della altrui felicità fa la sua personale esistenza". Ottima la traduzione di Paola Messori e molto interessante la nota a cura di Henri Mitterand.
La gioia di vivere
Émile Zola ha racchiuso la sua produzione di venti romanzi, pubblicati tra il 1871 e il 1893, nel ciclo “I Rougon-Macquart. Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero”. Il dodicesimo del ciclo, La gioia di vivere, dopo essere stato pubblicato a puntate sulla rivista "Gil Blas", uscì sotto forma di libro nel 1884. La storia ha inizio nel 1863 e copre un arco temporale di dieci anni: narra di Pauline che, rimasta orfana, va a vivere in Normandia presso i Chanteau, parenti del padre. L'opera è pervasa da una riflessione intimistica sul dolore e sul senso della vita poiché fu scritta dall'autore dopo la perdita della madre e dell'amico Gustave Flaubert. Colpisce la dicotomia tra i due personaggi principali: da un lato il figlio dei Chanteau, Lazare, diciannovenne irresoluto, pessimista e nichilista; dall'altra Pauline, una ragazza positiva, generosa e altruista. “La joie de vivre”, che dà il titolo al romanzo, è proprio quella a cui la protagonista si aggrappa per fronteggiare tutti gli ostacoli che la vita le riserva.
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Anno edizione:2017
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Tra i meno famosi romanzi di Emile Zola, ma non per questo di minor pregio, La gioia di vivere (La joie de vivre), dodicesimo romanzo del ciclo Rougon-Macquart, fu pubblicato a puntate dalla rivista "Gil Blas" dal novembre del 1883 e in volume dall'editore Charpentier nel febbraio 1884. Ambientato nel 1863 nel borgo marinaro di Bonneville, a pochi chilometri da Arromaches - Les - Bains in Normandia, ha come protagonista Pauline Quenu, figlia di Lisa Macquart e M. Quenu salumieri parigini, apparsi nel romanzo del 1873 Il ventre di Parigi. Scrive Mariolina Bertini: "La protagonista Pauline contrappone la propria energia caritatevole all'egoismo del fidanzato, Lazare, che accumula fallimenti in ogni campo, giustificando la propria morbosa disperazione con la filosofia pessimista di Schopenhauer. Ben più schopenhaueriana di lui, in realtà, è Pauline, che incarna la compassione teorizzata dal filosofo tedesco; e il contrappunto psicologico tra i personaggi, tra i quali si insinua la languida e seducente Louise, mostra ancora una volta quanto sia da accantonare il diffuso pregiudizio che fa di Zola un autore negato alle sottigliezze psicologiche, a suo agio soltanto sul terreno della descrizione, dell'analisi sociale e della dimostrazione scientifica ". Figura diversa dalle altre donne presenti nei romanzi di Zola, in forte antitesi con la cugina Nana, fatal femme, cocotte, gelida, insaziabilmente avida di lusso e di piaceri, molto egocentrica ed egoista, Pauline è onestà, buona d'animo, pronta al sacrificio di se stessa per gli altri, "mossa da quella carità attiva che della altrui felicità fa la sua personale esistenza". Ottima la traduzione di Paola Messori e molto interessante la nota a cura di Henri Mitterand.
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Giancarlo Di Fronzo 27 novembre 2016
Ho scoperto questo magnifico libro in modo del tutto casuale. Non credevo di potermi imbattere in una storia tanto bella e e tanto commovente. Emilé si serve di un registro linguistico complesso e poco comune ma assolutamente fluido e e coinvolgente. L'intera storia si svoge in un contesto spaziale circoscritto ma l'efficacia e l'originalità della scrittura rendono ogni pagina un vero e proprio dipinto. Ad un sottofondo di perenne e imperante pessimismo, si oppone una pulsante gioia di vivere da parte di tutti personaggi, resi vivi e veri grazie all'uso magistrale della scrittura dell'autore. Scorrere le pagine significa scorrere una sequenza di dipinti parlanti e vibranti: un vero e proprio videoclip ricco di suoni, sapori e odori tradotti in pagine di carta. Libro citato in più battute nel famoso epistolario di Van Gogh, a conferma dello spessore di un capolavoro sempre attuale.
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