All'uscita, nel 1981, della prima edizione di quest'opera, Giovanni Arpino salutava l'evento scrivendo ad Artom: "(...) questo libro così nitido, impavido, fermo, che il filtro degli anni ti ha 'dittato dentro'". Ma non è solo un romanzo storico che narra le vicende della comunità ebraica di Asti, nel periodo che va dall'età napoleonica alla formazione dell'unità d'Italia: è anche, come scrive Paolo De Benedetti nella prefazione, una "voce autentica dell'ebraismo italiano, così peculiare e ricco nei suoi intrecci con il mondo non ebraico al quale tanto ha dato". E nel racconto di Artom - nelle storie particolari di Raffaele, Zaccaria, Isacco, Dolcina... - la narrazione, salvando le tracce di ogni singolo passato, custodisce, con gesto proprio della memoria ebraica, schegge di futuro: "La sera del pranzo di Pasqua, in famiglia si auguravano a vicenda 'questo altr'anno a Gerusalemme' (...) Ma in realtà ogni volta che Raffaele ritornava al Chiossetto (...) sentiva che la sua terra era quella, che il paesaggio di collina, tagliato dalle anse lente del fiume, era quello in cui avrebbe voluto trascorrere la sua vita, i giorni, le notti".
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Edizione:4
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Anno edizione:1992
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