Inizialmente la tentazione è stata quella di abbandonare la lettura di questo libro che ritenevo prevedibile e monotono. Poi ho compreso che veniva egregiamente descritto un mondo piccolo borghese, le sue ambizioni, la ricerca di un riscatto dalla mediocrità, attraverso la strada del successo e della fama. Molto azzeccata l'idea di far coincidere fatti e vicende di cronaca reale dell'Italia dagli anni '70 fino al 2007, momento in cui si conclude la storia, espediente che dà un tocco di veridicità a una narrazione del tutto inventata, ma che trova i suoi presupposti in uno stile di pensiero piuttosto diffuso, anche nella società odierna.
È il 1977, Sabrina Mannucci ha sei anni ed è una bambina prodigio. Di questo almeno è convinto il padre Riccardo, funzionario dell'Ufficio del Personale Rai. Per lui Sabrina è la figlia preferita, e non ne fa mistero con gli altri due: Roberto, di otto anni, e Barbara, di undici. Nel soffocante (e a tratti esilarante) ménage piccolo borghese della famiglia Mannucci, il "genio" della piccola Sabrina - vezzeggiata e viziata al punto da sviluppare silenziose convinzioni di onnipotenza - costituisce la straordinaria occasione per sognare una vita diversa, illuminata dai riflettori della televisione e dagli sguardi ammirati dei conoscenti. E quando Sabrina viene presa come interprete allo "Zecchino D'Oro", tutte le aspettative, le ossessioni, i desideri si concentrano su quella serata decisiva... Trent'anni dopo. Siamo nel 2008, e la famiglia Mannucci è riunita al capezzale di Riccardo, che sta morendo di cancro. Per i tre figli, ormai adulti, è il momento dei bilanci. Sono felici? Hanno realizzato i loro progetti? Ma soprattutto: sono diventati quello che il padre si aspettava - quello a cui li eleggeva e li condannava? E Sabrina? Che ne è dell'enfant prodige, della Shirley Temple italiana? Di fronte al padre morente i figli sembrano trovare finalmente il coraggio della verità.
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Anno edizione:2008
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stefania gulotta 01 dicembre 2017
Il libro si legge bene e la scrittrice ha uno stile personale scorrevole e divertente però la trama non regge e bastava personalmente ridurre notevolmente la mole di pagine per far si che divenisse una lettura da viaggio o da spostamenti e non un romanzo vero e proprio. La storia del resto non è di per sè originale quindi la metà delle pagine sarebbe bastata.
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ANTONELLA TIMORE 08 marzo 2017
Romanzo estremamente piacevole, specie per i lettori che ritroveranno citate, in uno strano incrocio fra cronaca e fantasia, numerose meteore della storia televisiva degli anni Ottanta e Novanta.Teresa Ciabatti parla nel suo racconto di una tipica famiglia borghese, incentrandosi principalmente sul problematico rapporto fra un padre grigio funzionario della RAI e la figlia prediletta. I due oscillano fra le tensioni create dalle eccessive aspettative di realizzazione della piccola e un affetto che si rivelerà alla fine quello più profondo e autentico.Il limite principale della narrazione è la mancanza di una direzione precisa, per quanto il finale regala un'illuminante verità sulla reale conoscenza delle persone.
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