Grammatica di un desiderio - Vanessa Tonnini - copertina
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Grammatica di un desiderio
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Descrizione

Un esordio di feroce malinconia, che ci racconta i tumulti dell’adolescenza e la lunga strada contro il pregiudizio.

Mi venni a sedere di fronte a te, cercando il tuo sguardo. Ecco l’individuo che stavo diventando. Un uomo che aveva così tanta paura da divenire coraggioso.


Come si cresce se non si hanno parole per dire il mondo, i propri pensieri e i propri desideri? Nicaredda è nato in una famiglia di sei figli, il padre morto in miniera e la madre soffocata dai doveri e dalla fame. Gli hanno insegnato solo le poche parole necessarie a sopravvivere e, nei primi anni della sua vita, non ha sentito il bisogno di conoscerne altre. Quando però viene mandato alla solfatara, tutto per lui cambia. La nuova vita è fatta di buio, cunicoli stretti che levano il fiato e paura. È fatta anche di corpi, di ragazzi come lui, i muscoli guizzanti e lo sguardo profondo, e Nicaredda sente nascere dentro di sé qualcosa a cui non sa dare un nome. Se è nel buio soffocante della miniera che conosce il desiderio, è altrove tuttavia che le pulsioni si trasformano in gesti, l’istinto si fa sentimento. Fuggito da quel luogo di morte, lo attende una nuova prigionia. Alle Tremiti, dove il regime fascista manda al confino i dissidenti, ma anche quelli come lui, in un inverno tiepido che sembra primavera scopre un’esistenza che non è pura sopravvivenza. Perché tra le violenze e i soprusi trova spazio anche un’idea di futuro. E perché su quell’isola scordata dal mondo incontra Ruggero, e i pensieri confusi diventano parole, la paura lascia filtrare il coraggio. Lontani da tutto, la disparità tra loro, il figlio orfano di un minatore e il gentiluomo di nobile stirpe, non esiste. Esiste solo una felicità che possono provare a immaginare.

Dettagli

3 settembre 2024
224 p., Brossura
9788854530188

Valutazioni e recensioni

  • Federico
    Molto bello!

    Libro molto scorrevole. Ne consiglio la lettura!

  • cento_errori

    Sfogliandolo in libreria avevo intuito che potesse riservare molto altro rispetto alla descrizione che ne veniva fatta in copertina. Ho capito che termini come "muscoli guizzanti" e "pulsioni" non restituivano un'idea fedele al contenuto della storia. Adesso che l'ho letto, confermo la mia idea. Al di là del soggetto reale dal quale trae spunto la trama (il confino degli "arrusi" catanesi nelle isole Tremiti, ad opera del Fascismo), di per sé interessante, per quanto poco conosciuto, questo romanzo parla soprattutto della potenza delle parole, ma anche di resistenza e coraggio, di ricerca della propria identità (anche politica), di famiglia d'elezione, quindi di amicizia e lealtà, e, certamente, anche di sentimenti e desideri, e dello smarrimento che può derivarne. Nicaredda, scappa dalla propria famiglia, dal buio della miniera, e dal silenzio al quale è stato educato; e continua a fuggire fino al giorno in cui decide di dare voce ai suoi ricordi, attraverso questa lunga lettera. Un ottimo esordio nella narrativa per Tonnini.

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