Grandi affari (Bug business, James W. Horne, 1929). Laurel & Hardy e l'invenzione della lentezza - Gabriele Gimmelli - copertina
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Grandi affari (Bug business, James W. Horne, 1929). Laurel & Hardy e l'invenzione della lentezza
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Descrizione


Distribuito nelle sale americane nella primavera del 1929, "Big Business" (noto in Italia come Grandi affari) è l'ultimo capolavoro muto di Stan Laurel e Oliver Hardy è uno dei titoli imprescindibili per chi voglia accostarsi alla loro opera. Ancora oggi costituisce un esempio raramente eguagliato di slow bum, l'estenuante progressione di gag verso la prevedibile catastrofe finale: una tecnica che nel tempo diverrà il marchio di fabbrica della coppia. Questo volume propone un'analisi accurata dei valori formali e compositivi del film, oltre a definire il contesto sociale e produttivo in cui venne realizzato: da una parte gli Stati Uniti alla vigilia del crollo di Wall Street, dall'altra il progressivo consolidarsi dello Studio System a scapito degli indipendenti. Nell'arco di venti minuti, dietro l'apparenza innocua della commedia, non solo Laurel e Hardy mettono a nudo le nevrosi della middle-class americana, facendo letteralmente a pezzi i suoi feticci (casa e automobile), ma riescono persino a far collassare, in un crescendo irresistibile di trovate comiche, la narrazione classica hollywoodiana e l'ideologia normalizzatrice delle Majors.

Dettagli

12 ottobre 2017
104 p., ill. , Brossura
9788857541747

Valutazioni e recensioni

  • ENRICO GIACOVELLI

    Buona l'idea di dedicare un intero volumetto a un cortometraggio muto di Stan Laurel e Oliver Hardy, "Big Business", che in effetti è uno dei loro capolavori. Tuttavia l'autore sembra non aver molto da dire e quel poco che dice lo dice con un linguaggio abbastanza piatto, mai davvero appassionato e coinvolgente.Di modestissima qualità anche i fotogrammi che illustrano - tutti relegati però in appendice - il libro. Sul cinema comico americano e su Laurel & Hardy c'è di molto meglio in giro, ma l'autore sembra non essersene accorto: infatti anche la bibliografia è modesta, incompleta e non aggiornata. Tutto sommato, un'occasione perduta: meglio andarsi a guardare il film, che invece è un piccolo capolavoro, freschissimo nonostante i quasi novant'anni di età.

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