Guerra

diciamo che quando ho comprato questo libro mi ero fatta un'idea, idea completamente sbagliata. è un libro interessante, non c'è che dire, non avevo idea che fosse così.

Il genio (sporco e cattivo) ritrovato di Céline. Il primo dei fogli manoscritti ricomparsi dopo più di settanta anni. Pregevole edizione con redazionali e pagine degli originali e copertina fantastica. Boom💣

Céline è senz'altro figura controversa del Novecento letterario europeo e non è questa la sede per discutere del suo professato antisemitismo. Forse però il valore di un'opera è superiore a quello del suo autore. "Guerra" ha riposato per oltre sessant'anni tra le carte inedite di Céline e la storia che sta dietro la pubblicazione di queste poche pagine è abbastanza movimentata. Sui conflitti mondiali è stato detto tutto da tutti in tutti i modi possibili, tanto che spesso molte opere romanzate hanno meno fascino di resoconti tecnico-militari. Come per il Secondo Conflitto mondiale una delle poche voci che si distingue dal coro è quella del Vonnegut di "Mattatoio n° 5", così quella di Céline dà vita e corpo a quello che ancora non era stato definito Primo Conflitto ma solo Grande Guerra. Il personaggio è una proiezione più o meno realistica dell'autore stesso, ferito non troppo gravemente nel fisico, ma molto più a fondo nello spirito. Egli giunge fortunosamente ad un ospedale militare e qui è ricoverato, operato e curato. Nel frattempo gli viene assegnata una medaglia al valore,a non ne sembra troppo convinto. Il suo linguaggio è sporco, violento, scurrile, brutale, praticamente tutto sensorio, adattandosi in modo incredibile al contesto descritto dall'autore. Essendo il testo grezzo e manoscritto, talora non è chiaro ma il senso generale è difficile da perdere di vista. Non so se a torto o ragione è stato definito il caso editoriale dell'anno, ma a mio parere non è nemmeno un testo letterario, se non a livello embrionale. Forse non era neppure pensato per il pubblico, perché queste cose non interessano se non ai diretti interessati. Quello che è certo è che apre uno squarcio sulla realtà di quei giorni tremendi per l'intero continente, dove la filosofia hobbesiana dell'"homo homini lupus" si poteva trovare ad ogni angolo, fino al grottesco finale dove da una beffa ai danni di un inglese sembra nascere un gesto di profondo altruismo.