Homo poeticus. Saggi e interviste - Danilo Kis - copertina
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Letteratura: Serbia
Homo poeticus. Saggi e interviste
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Descrizione


"Di tutti gli scrittori della sua generazione, francesi e stranieri, che negli anni Ottanta vivevano a Parigi, era forse il più grande. Di certo il più invisibile" scrive Milan Kundera di Danilo Kis, precisando poi: "La dea chiamata attualità non aveva motivo di puntare i riflettori su di lui. Non ha mai sacrificato i suoi romanzi alla politica. Ha potuto così cogliere quel che vi era di più straziante: i destini dimenticati sin dalla nascita". Parole che sottolineano, e ammirano, la refrattarietà di Kis a qualsivoglia appartenenza, anche in momenti e in luoghi in cui certe lusinghiere etichette avrebbero garantito vaste simpatie. Giacché l'unica patria di Kis è la letteratura, e l'unica sua militanza è quella di "scrittore bastardo venuto dal mondo scomparso dell'Europa centrale". Di questa irriducibile libertà offre una eloquente testimonianza questa raccolta di saggi e interviste in cui Kis, applicando il suo genio a un ampio ventaglio di temi, spazia ora nella grande letteratura europea e americana - consegnandoci pagine magistrali su Borges, Flaubert, Nabokov, Sade -, ora nella storia del Novecento. E in ogni pagina rivendica la ricchezza polimorfica e la sostanziale unità della tradizione europea di cui l'anima balcanica è parte insopprimibile, la necessità della riflessione metafisica e, contro la riduzione dell'uomo a "zoon politikon", le ragioni dell'homo poeticus e in ogni pagina rivendica la ricchezza polimorfica e la sostanziale unità della tradizione europea e il delirio di un secolo.

Dettagli

3 giugno 2009
368 p., Brossura
9788845923951

Conosci l'autore

Foto di Danilo Kis

Danilo Kis

(Subotica 1935 - Parigi 1989) scrittore iugoslavo di lingua serbo-croata. Il padre, ebreo ungherese, perì ad Auschwitz, la madre era una montenegrina ortodossa. K. fu battezzato secondo il rito ortodosso ed educato nel culto cattolico. Queste circostanze hanno permesso a K. di elevarsi al di sopra delle divisioni etniche e religiose senza perderne la consapevolezza culturale. La sua vasta produzione, che comprende racconti, poesie, saggi, può essere letta come un’unica meditazione sulla Storia, teatro della volontà di annientamento dei vari totalitarismi. A questa storia contrappone storie personali e familiari: le uniche che appaiano dotate di senso. Si è rivelato con La mansarda (1962, nt), un romanzo onirico concepito come un a solo di jazz. In Giardino, cenere (1965), Dolori precoci (1969),...

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