Trasgressivo, ambiguo, inquietante, rock, pazzo, furbo, commerciale, innovativo,affascinante, colto, originale. Nel corso della sua carriera David Bowie è stato oggetto delle definizioni più varie e anche per questo è stato senza dubbio uno dei più grandi fenomeni di costume degli anni 70. Il suo stile, caratterizzato dall’unione del rock and roll più viscerale e del pop con personali trovate musicali, da un particolare uso della voce e da testi profondi e incisivi, sicuramente ha fatto e continua a fare scuola ai molti artisti che cercano di esprimersi con originalità. Ma sicuramente ciò che lo contraddistingue da tutti gli altri rocker è l’amore per il travestimento, per il cambiamento, per l’invenzione di alter ego, che mettono in luce determinati aspetti della sua persona e dell’animo umano in generale. L’album “Hunky Dory” è la prima tra le sue opere in cui emergono quelle peculiarità della sua musica, che verranno poi ulteriormente sviluppate successivamente. Già dalla copertina, dove David è ritratto con lunghi capelli biondi e in abito femminile, si può notare come proprio in quel periodo l’artista avesse cominciato a giocare sul travestimento e sull’ambiguità. Manifesto di tutto ciò è la prima traccia “Changes” , dove Bowie esprime la sua esigenza di inseguire il tempo, che scorre inesorabile, adattandosi ai mutamenti, prima di tutto attraverso il cambiamento di sé stesso. La quarta traccia, “Life on mars?” è insieme a “Changes” il brano più famoso del l’album, la musica è nata come una parodia di “My way” di Frank Sinatra e si basa sui suoi stessi accordi, il risultato è una ballata pop, delicata e travolgente. Il testo è invece oggetto di diverse interpretazioni, forse è solo una canzonatura della serie televisiva omonima, ma la sequenza di immagini prese dal mondo del cinema e del pop, fa pensare alla storia di una ragazza che per fuggire dalla realtà si rifugia in una dimensione altra, offerta dai media. Le altre canzoni, meno conosciute, ma comunque molto molto valide sono ricche di citazioni. In "Oh you pretty things" troviamo riferimenti al mito del "superuomo" di Nietzsche e in "Quicksand" al "Libro tibetano dei morti". Ci sono anche "Andy Warhol" e "Song for Bob Dylan",dedicate a due dei suoi artisti di riferimento. Questo, quindi, può essere definito senza dubbio come il primo cd della maturità per Bowie, un lavoro completo e complesso, che spazia da pezzi più intimistici e semplici ad altri più complessi ed ermetici. D’altronde l’ambiguità, il doppio senso, una scrittura che offre diversi livelli di lettura sono delle costanti nell’opera dell’artista, che non ha mai nascosto la sua umanità, ma ha saputo crearsi svariate identità per avvicinarsi al suo pubblico, senza però rischiare di mostrarsi troppo vulnerabile, creando un gioco di realtà e finzione che ha alimentato il fascino di uno dei personaggi più amati dagli appassionati di rock.
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Valeria Vecchi 03 dicembre 2011
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IRENE BORTOLOTTO 12 marzo 2009
inutile dire che le tracce migliore sono changes e life on mars, ma anche tutte le altre canzoni sono molto orecchiabili e già dopo il primo ascolto, si è in gado di canticchiarle.....e poi adoro Bowie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Disco 1
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