Insegnare al principe di Danimarca è la testimonianza di un'esperienza che vede protagonisti giovani adolescenti e operatori coinvolti nel Progetto Chance, di cui Carla Melazzini, autrice del testo, è stata promotore. Le riflessioni emergono dal contatto con le storie di vita dei molteplici "Amleto" che l'autrice ha incontrato nei suoi 11 anni di esperienza a Chance. Il testo rappresenta l'eredità più vera di un percorso traviato, accidentato, segnato dalle angustie e dalle nefandezze di un territorio caratterizzato da forte degrado ambientale, mancanza di strutture di sostegno alla socialità, carenza di opportunità di formazione professionale e di occasioni di lavoro. Teatro di questa realtà è la periferia orientale di Napoli che include Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio, zone in cui la criminalità organizzata si è imposta e continua ad imporsi come welfare alternativo a quello dello Stato. Il testo intende offrire nuovi e alternativi orizzonti agli adolescenti che vivono immersi in una realtà degradata. Ne consiglio vivamente la lettura, come analisi profonda delle dinamiche psichiche e socio-educative.
Insegnare al principe di Danimarca
"L'autrice, Carla Melazzini, è, nella scrittura come nella vita, del tutto aliena dalla retorica e dall'indulgenza facile. Così, commozione, intelligenza e poesia stanno in questo libro con la asciutta naturalezza con cui può sbucare un fiore meraviglioso dalla crepa di un muro in rovina. Senza compiacersi dell'idea che la rovina sia necessaria ai fiori, e ne venga riscattata. Ne troverete di fiori in queste pagine, e di ragazzini fiorai, e anche di rovine. Uno lo anticipiamo qui, è un tulipano finto, così come l'ha raccontato una bambina che era stata bocciata in seconda elementare: C'era una volta un fiore che non voleva essere un fiore, allora la fata dei fiori disse: 'Se tu vuoi diventare un essere umano io ti accontenterò ma se non ti piace, ti dovrai rassegnare perché non potrai più essere un fiore'. Il fiore accettò e la fata lo toccò con la bacchetta e lo trasformò in un essere umano. Il fiore si rese conto che la vita era difficile. La fata allora lo fece diventare un tulipano finto, per non farlo morire, poi scomparì per sempre. Carla ha chiesto a un compagno di classe: 'Secondo te che cosa ha voluto dire Concetta con il suo racconto?' 'Che il fiore non voleva morire e così la fata lo ha fatto diventare immortale.' 'Però l'ha trasformato in un tulipano finto! È meglio essere una persona umana e morire o essere un fiore finto e non morire mai?' 'È meglio morire.'"
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Anno edizione:2011
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