Intellettuali e censura nel cinema egiziano (1952-1999)
La storia delle battaglie combattute tra cinema e censura nell'Egitto della seconda metà del Novecento comincia con Nasser, che comprende subito il ruolo cruciale della settima arte nel conquistare il consenso da parte di masse per lo più analfabete. Nel corso dei decenni successivi, i regimi egiziani vietano la proiezione di film ritenuti offensivi delle vigenti istituzioni politiche e delle autorità religiose islamiche. Una censura basata su un sistema di valori estetici ed etici limita la libertà di produrre opere in controtendenza rispetto al mainstream da parte di sceneggiatori e cineasti. Ciò porta questi ultimi a infliggersi forme di autocensura o a implementare tecniche di distrazione delle autorità censorie, almeno per far passare alcuni contenuti trasgressivi. Se negli ultimi decenni del secolo si registra un allentamento delle maglie sul versante del sesso e della religione, la critica delle più alte cariche statali rimane un insormontabile tabù. Il saggio propone un'analisi approfondita dei dibattiti culturali e delle dinamiche di negoziazione tra intellettuali e potere, in merito ai più spinosi scontri socio-politici egiziani.
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Anno edizione:2025
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