Ho acquistato questo libro assolutamente rapita dall’immagine in copertina. Mai avrei pensato di trovarvi un linguaggio così sboccato. Mentre leggevo continuavo a domandarmi se ci fosse un motivo per tutto quel turpiloquio. La storia, in fondo, è carina: due ragazzi, dopo alterne vicende, provano a dare una famiglia al loro bambino. Poi, grazie ad un passaggio ambientato durante la festa di compleanno del piccolo Gavin, la rivelazione: l’autrice sembra voler contrapporre nettamente la forma alla sostanza, attribuendo un valore del tutto preminente alla seconda! A quanto m’è parso di capire, ciò che per lei conta veramente in una famiglia è l’amore! Non a caso, Gavin, sebbene si esprima in modo discutibile, è un bimbo tenerissimo e soprattutto felice, attorniato da persone che lo adorano. Personalmente non condivido questa dicotomia, che trovo troppo semplicistica. Avrei pertanto preferito una trama più articolata: questo romanzo sarebbe stato un’ottima occasione per raccontare, scendendo in profondità, che cosa succede in una coppia dopo il famoso “happy end” a cui siamo stati abituati da una certa letteratura e, soprattutto, dal cinema. Infine, una segnalazione. La lettura di questo libro, a mio parere, non richiede necessariamente la conoscenza del contenuto di quello precedente: la trama risulta comunque comprensibile.
